L’ex unicorno bolognese delle bioplastiche Bio-On si prepara a rinascere sotto il controllo del gruppo torinese Maip.
A distanza di tre anni e tre mesi dal fallimento, il tribunale di Bologna ha infatti firmato l’omologa alla proposta di concordato presentata dal gruppo di Settimo Torinese che si occupa di polimeri e compounding dal 1962 e che, attraverso la controllata Haruki Spa – newco creata ad hoc per l’operazione di salvataggio – ha messo sul piatto 20 milioni di euro per garantire l’esecuzione del piano concordatario quinquennale e il rilancio dell’azienda di Castel San Pietro.
Riavvio in tempi brevi
L’impegno della nuova proprietà è riavviare in tempi brevi nello stabilimento di Castel San Pietro (oltre 40 milioni di investimento inaugurato nel 2018) la produzione delle PHAs, le bioplastiche a base di poliidrossialcanoati, polimeri noti da secoli, ottenuti dalla fermentazione di scarti agricoli e biomasse al 100% naturali e biodegradabili, ma difficili da industrializzare, che avevano portato l’“intellectual property company” fondata nel 2007 da Marco Astorri e dal socio Guy Cicognani a catturare l’interesse degli investitori internazionali. Tanto che Bio-On era arrivare a sfiorare 1,3 miliardi di euro di capitalizzazione nell’estate 2019 (dai 5 euro di quotazione del 2014, anno del debutto all’Aim a oltre 70 euro), poco prima di capitombolare sotto le accuse di manipolazione del mercato e falso in bilancio mosse dal fondo Quintessential e sfociate nell’inchiesta “Plastic Bubble”.
«Le tecnologie sviluppate da Bio-On tra il 2008 e il 2019 – dichiara il gruppo Maip – sono ancora oggi all’avanguardia mondiale. Il nostro obiettivo è produrre in Italia il PHA più puro e controllato esistente sul mercato a livello mondiale, eliminando completamente il problema delle microplastiche inquinanti. La sinergia tra i Centri ricerca di Maip e Bio-On permetterà di introdurre in tempi brevi nel mercato oltre 500 formulazioni a base polidrossialcanoati, tra polvere base e compounds “tailor made” oltre a quelle già presenti negli assets sviluppati da Bio-On».
Dopo oltre tre anni di esercizio provvisorio (il fallimento è del dicembre 2019) e sette tentativi di asta falliti, partiti con una base d’acquisto di 95 milioni di euro, la proposta di concordato presentata dal gruppo Maip per rilevare tutti gli assets di Bio-On ha convinto curatori e creditori e ha raccolto il plauso ufficiale delle istituzioni.
«Si chiude uno dei fallimenti più complessi gestiti sul nostro territorio – sottolinea l’assessore regionale allo Sviluppo economico e green economy, Vincenzo Colla – con la possibilità di proseguire nell’utilizzo di impianti rilevanti nell’ambito delle produzioni ecosostenibili, potendo contare su competenze di grande qualità. Valuteremo ora con l’azienda e le organizzazioni sindacali il progetto industriale, che auspichiamo possa garantire un futuro importante per il nostro territorio. E ringraziamo il Tribunale di Bologna e i curatori fallimentari (Antonio Gaiani e Luca Mandrioli, ndr) per il lavoro svolto che ha garantito la continuità industriale in questi tre anni, evitando uno spacchettamento pericoloso e cesure sociali, e mantenendo a Bologna sia l’attività dell’impianto che il grande patrimonio di competenze presenti».
(fonte: Sole24Ore)