I prezzi salgono. Aumenta tutto, dalle verdure alla pasta. Riempire il carrello della spesa al supermercato fa svuotare il portafogli, sempre più.
L’inflazione galoppa e i prezzi dei prodotti alimentari lievitano a dismisura. Il costo della vita torna a crescere. Risalgono i prezzi delle materie prime agroindustriali, e per tutto il 2022 è attesa volatilità con quotazioni al di sopra delle medie. Il caro energia ha dato la mazzata finale alla logistica.
Dal mondo della grande distribuzione organizzata arrivano richieste precise all’esecutivo: “Chiedo al Governo un significativo taglio dell’Iva per un periodo di tempo che arrivi alla fine del 2022 o fino al ritorno dei prezzi dell’energia e delle principali materie prime, alimentari e non, ai livelli di un anno fa – dice al Sole 24 Ore Marco Bordoli, amministratore delegato di Crai dal 2009 – È necessario inoltre costituire un tavolo tecnico tra industria, moderna distribuzione e Governo per individuare le categorie merceologiche da coinvolgere e le modalità di applicazione della riduzione dell’Iva”.
“Questa – continua Bordoli – sembra essere l’unica maniera per cercare di salvaguardare il potere d’acquisto delle famiglie, l’equilibrio economico dell’industria e del commercio in particolare per le Pmi più legate al territorio”.
La crescente inflazione e i rincari delle bollette di gas e luce sono problemi giganteschi. Le catene di supermercati vorrebbero ovviamente trasferire ai consumatori solo una minima parte degli aumenti, ma sui punti vendita si scaricano i rincari dell’energia oltre a quelli della catena del valore. La coperta è corta. L’aumento del 20% dei costi di autotrasporto non aiuta, inoltre. Altra ipotesi è dunque “la defiscalizzazione dei costi della logistica utilizzata lungo tutta la filiera della produzione e distribuzione dei beni di prima necessita”, ragiona Bordoli sempre sul Sole. Si preannunciano insomma tempi difficili, tanto per i consumatori quanto per le catene della GDO.
Di fronte ad una busta della spesa che diventa sempre più pesante, i consumatori reagiscono variando i consumi e preferendo acquistare sempre di più beni di prima necessità su cui la grande distribuzione ha margini risicati.