Presidente Canella, avrebbe mai immaginato che il vostro gruppo sarebbe stato al centro per lunghi mesi delle cronache e delle polemiche amministrative della città di Padova?«Sinceramente, non lo avrei mai pensato. Quando mio padre e io abbiamo iniziato ad acquistare i terreni di cui si discute era il 2018, nel 2021 abbiamo presentato i documenti necessari e, l’anno successivo, abbiamo ottenuto tutti i pareri tecnici positivi, compreso quello del Comune di Padova, all’interno della Conferenza dei servizi. Poi i tempi si sono improvvisamente dilatati e, da due anni, siamo in attesa del giudizio finale. Permettetemi di dire che non è più una questione tecnica ma esclusivamente politica. Da parte nostra, abbiamo fatto tutto ciò che le leggi in materia richiedono». Secondo le ragioni dei contrari, il vostro progetto comporterebbe un immotivato consumo di suolo (15 ettari trasformati da agricoli a industriali): come replica a questa critica?«Parliamo dell’ampliamento di un’attività già esistente (il magazzino attuale occupa 200 addetti, ndr) che ha per oggetto dei terreni incolti dove oggi cresce soltanto l’erba. Vogliamo parlare degli impatti ambientali? Bene, parliamone: il nostro è un progetto autenticamente green, tra spazi aperti, pannelli fotovoltaici, regimazione dei fossati, bacini di laminazione: il 40% dell’area rimarrà destinata a verde, con la piantumazione di 2.500 tra alberi e arbusti che, per la cronaca, non abbiamo scelto noi ma ci sono stati indicati uno a uno proprio dal Comune di Padova. Oggi, secondo gli esperti dell’Università, quelli sono terreni naturali ma che non portano alcun beneficio all’ambiente; dopo il nostro intervento, invece, gli stessi esperti ci dicono che l’ambiente sarà migliorato. Inoltre, in quel magazzino vorremmo sperimentare nuove forme di welfare per i nostri dipendenti, che da 200 diventerebbero 400, per esempio con la mensa all’aperto durante la bella stagione».
«Condivido questa impostazione e aggiungo: investire nella logistica, per Alì come per tutto il sistema della grande distribuzione, è una questione vitale. Dopo due anni di attesa, ci diano finalmente una risposta: giunti a questo punto, l’incognita fa più male della certezza di un responso negativo. Anche perché, sia chiaro, se non potremo farlo qui a Padova, il nostro hub logistico, da qualche altra parte dovremo realizzarlo, per noi è fondamentale».
Il Comune quanto introiterebbe dal vostro intervento in zona industriale?
«Cinque milioni di euro: quattro dai benefici legati al cambio di destinazione dei terreni e uno dagli oneri di urbanizzazione».
Nei vostri negozi entrano in media centomila clienti al giorno: come sta cambiando il business, anche tenendo conto della fortissima concorrenza che è peculiare di questa regione?
«La concorrenza fa bene, perché ti obbliga a migliorare. Noi stiamo lavorando per proporre ai clienti più servizi, oltre alla spesa, anche offrendo spazi che non siano destinati solo agli acquisti. Penso, per esempio, al centro prelievi che abbiamo attivato ad Abano. O agli accordi che svilupperemo con alcuni dentisti».
Sono passati nel frattempo poco più di tre mesi dalla scomparsa del fondatore, Francesco Canella: come si è evoluta la governance del gruppo?
«Alì era un gruppo familiare e familiare rimarrà. Ancora oggi ci sono nove Canella operativi in azienda: i due fratelli di mio padre, sei di noi fratelli e cugini e da poco è entrato anche il primo rappresentante della terza generazione, ognuno con un proprio ruolo definito. Divergenze di opinione? Nel rispetto dei valori forti che ci hanno trasmesso i nostri padri, le decisioni sono più semplici da prendere. E non abbiamo alcuna intenzione di vendere, se a qualcuno fosse venuto il dubbio».
(fonte: Corriere del Veneto)