CASALASCO, TAMAGNINI: “VOGLIAMO CREARE UN GIGANTE DELL’AGRIFOOD DA 2 MILIARDI”

Condividi

Creare un ecosistema economico e finanziario da una passata di pomodoro. Un’ambizione, quella di Maurizio Tamagnini e del suo fondo Fsi, che ha da poche settimane mosso i primi passi con l’acquisizione da Quattro R di Casalasco, azienda cremonese specializzata in conserve di pomodoro con un fatturato sopra i 600 milioni di euro. L’operazione di Fsi, dal valore di 200 milioni, è il primo tassello di un programma ad ampio respiro, che ha un obiettivo: creare un gigante dell’agrifood made in Italy con un respiro europeo e, aspetto non trascurabile, un piede ben piantato a Piazza Affari.

Tamagnini è stato intervistato da Milano Finanza sui progetti e obiettivi che il suo fondo ha intenzione di realizzare.

“Fsi, nel suo ruolo di maggiore investitore europeo di capitale di rischio dedicato a un solo Paese, nel nostro caso l’Italia, è da sempre attratta dall’industria alimentare per il suo trend di crescita secolare. La popolazione mondiale cresce e vuole mangiare bene. Il mercato mondiale del cibo salutare è previsto in crescita da 1.200 miliardi di dollari nel 2024 a oltre 2.200 miliardi nel 2033. Abbiamo analizzato molte aziende. Casalasco è la perfetta piattaforma su cui costruire un’azienda di grandi dimensioni completamente basata sulla filiera italiana”, spiega Tamagnini a Milano Finanza.

“L’Italia ha un grande potenziale inespresso nell’alimentare”

Sulla questione se l’alimentare sia o meno un buon investiemento, il manager di Fsi risponde: “L’Italia ha un grande potenziale inespresso nell’alimentare. Esportiamo 70 miliardi di dollari, circa il 30% della nostra produzione. In confronto, la Germania esporta circa il 50% del loro intero settore, quasi il doppio. L’alimentare italiano è quindi ancora troppo concentrato sul mercato domestico. Le nostre aziende devono internazionalizzarsi di più. Vediamo inoltre una grande potenzialità di consolidamento: solo 40 aziende italiane hanno fatturato superiore a 500 milioni di euro e l’80% delle società ha meno di 10 addetti”.

Sui motivi della scelta di Casalasco per investire nel food Tamagnini precisa come il colosso del pomodoro da industria sia “un’azienda medio-grande che fattura oltre 600 milioni di euro, con 5 stabilimenti e oltre 2.000 addetti nel periodo della raccolta del pomodoro. La conosciamo da 10 anni e apprezziamo sia il management guidato dall’ad Costantino Vaia, che la cooperativa rappresentata dal presidente Marco Sartori. La cooperativa ha promosso una cultura della crescita e di creazione del valore, anche tramite la trasformazione dell’azienda in società per azioni. Ha un eccellente sistema produttivo e una storia di integrazione di acquisizioni di successo, come Emiliana Conserve. Ha inoltre un modello di business diversificato con clienti industriali, la grande distribuzione, e marchi molto noti come Pomì e De Rica e, da poche settimane, anche Pummarò, acquisito da Star. Non dimentichiamo che esporta il 65% del suo fatturato verso oltre 70 Paesi in Europa e nel mondo, e infine, parlando di sostenibilità, è veramente un esempio di catena certificata”.

Sul tema della sostenibilità, Tamagnini sottolinea come nel settore del food sia centrale: “Casalasco ha abbracciato la sostenibilità dall’inizio degli anni 2000, opera a chilometro zero, ha un network che include 800 produttori e sistemi di irrigazione con l’obiettivo di ridurre di un ulteriore 30% i consumi idrici a parità di produzione.

Sull’operazione Casalasco, il manager intervistato da Milano Finanza specifica come sia un investimento di oltre 200 milioni di euro “che si inserisce nella tradizione di partenariato di Fsi con istituzioni cooperative e consortili. In questo caso, la nostra partnership coinvolge una filiera di 800 aziende agricole socie. È un modello in cui molti dei produttori sono azionisti di Casalasco assieme a Fsi. Crédit Agricole, che ha accompagnato la crescita della filiera di Casalasco in tutti questi anni, investirà con noi tramite il suo veicolo agrifood Idia Capital”.

“Puntiamo a raggiungere 2 miliardi di fatturato”

Sugli obiettivi Tamagnini non si nasconde: “Puntiamo ad arrivare a 2 miliardi di fatturato. Vogliamo promuovere un progetto aggregativo che parte dall’Italia, ma di respiro europeo, aperto ad altre aziende e imprenditori che ne condividano i valori. Vogliamo far crescere Casalasco sia organicamente che tramite acquisizioni e partnership. La dimensione è un fattore determinante nell’industria alimentare. Purtroppo l’Italia ha solo due aziende tra le prime 50 al mondo”.

“Casalasco produrrà solo pomodoro?”, domanda Milano Finanza: “Oltre a essere il primo operatore nazionale e tra i leader europei nelle conserve di pomodoro, ha già sviluppato diverse tipologie di prodotti come legumi, zuppe, minestre e sta potenziando la lavorazione del pesto garantendo una filiera integrata del basilico fresco”, precisa Tamagnini. “Stiamo già lavorando per identificare aziende con prodotti e competenze distintive compatibili con il modello di Casalasco per ampliare dimensione e offerta del gruppo. Casalasco – conclude – ha tutti gli elementi per diventare tra qualche anno una protagonista della borsa di Milano. Prima della borsa occorre però realizzare l’ambizioso percorso di crescita dimensionale condiviso con la cooperativa e tutto il management”.

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE