Il futuro per le pere sicuramente c’è, il problema è che poteva e doveva esserci da decenni, invece, come giustamente osserva il professor Giacomini, gli strumenti a disposizione sono stati sotto utilizzati.
La pera è stato uno dei primi prodotti ortofrutticoli ad ottenere l’IGP nel 1998, è l’unica specie per cui è stata costituita una Organizzazione Interprofessionale, l’unica insieme alla mela ad avere una Fiera specifica e una delle poche a godere di una forte concentrazione geografica. Giuseppe Pallotti di Apo Conerpo in una mia intervista per Terra è Vita del 2016 spiegò che l’innovazione varietale per il pero è più lunga complessa che non per il melo, ma ciò non basta a giustificare l’abissale differenza di percorso e di risultati tra le due specie. Come non è corretto imputare le crisi degli ultimi anni alle sole patologie e avversità climatiche, che hanno infierito su rese unitarie già da tempo non adeguate rispetto ai costi di produzione e ai prezzi ottenuti. Aggiungo che tra gli strumenti a disposizione ignorati dagli operatori della pericoltura italiana c’è il Reg UE 1144/14. Gli altri paesi UE forti produttori di pere (Belgio, Olanda e Francia) lo hanno usato per realizzare efficaci campagne di promozione monoprodotto.
Anna Parello (post da Linkedin)