L’intervento sul km zero dei giorni scorsi del direttore del Corriere Ortofrutticolo su questo sito ha avviato un dibattito che si sta allargando. Siamo orgogliosi del fatto che il commento di Lorenzo Frassoldati abbia suscitato tante reazioni che ci hanno confermato, tra l’altro, non solo sulla bontà della nostra linea giornalistica indipendente ma anche sul crescente seguito del nostro sito.
La nota del direttore è stata ripresa il 6 dicembre da FreshPlaza con un commento di Rossella Gigli alla quale Frassoldati ha risposto con una precisazione che FreshPlaza ha pubblicato oggi. Riprendiamo qui di seguito l’intervento del nostro direttore.
Cara Rossella, grazie per il tuo commento su Freshplaza al mio ‘sfogo’ sul km zero, che tanti consensi ha raccolto attorno al sito del Corriere Ortofrutticolo. E’ importante che voci autorevoli dell’informazione specializzata di settore, come la tua, concordino nel denunciare l’inconsistenza di certe mode e la montagna di luoghi comuni e di banalità che crescono attorno ad esse, quando invece non si parla a sufficienza di chi contribuisce davvero all’economia e all’occupazione del Paese. Ti voglio invece rassicurare sul Fairtrade: non avevo alcuna intenzione di buttarlo nello stesso calderone del “km zero”, anzi. Se importiamo fagiolini dal Burkina Faso facciamo in primo luogo un doveroso atto di solidarietà, importante per far crescere quel paese ma anche per noi che apriamo nuovi fronti commerciali e/o comunque poniamo le basi di relazioni suscettibili di ulteriori sviluppi. Da troppo tempo abbiamo perso consapevolezza a livello politico del ruolo che possiamo esercitare nel bacino del Mediterraneo e verso i paesi del nord Africa, esportando know how, tecnologie e innovazione a tutti i livelli. Mi limitavo ad osservare soltanto che quanto a “km zero” il commercio equo e solidale non fa alcuna differenza perché viaggia a “km diecimila”, come le banane sudamericane o gli ananas del Costarica. Sono perfettamente d’accordo con te quando scrivi che i paesi poveri “oltre che combattere contro la povertà, si trovano a dover lottare anche contro la nuova filosofia del "meno viaggia, meglio è". E sottoscrivo l’affermazione (da te citata) di James Mac Gregor dell’IIED: " Se proprio si vuole essere climaticamente responsabili, meglio sarebbe andare al supermercato a piedi o in bicicletta". Tutti ci commuoviamo davanti alle immagini dei bambini affamati e denutriti, ma nessuno si pone seriamente la domanda di cosa fare in concreto per quei paesi e quei popoli sfortunati oltre a mandare un po’ di aiuti alimentari : il minimo sarebbe contribuire alla loro crescita economica. In parole povere aiutarli a produrre e ad esportare.
Leggi qui sotto i precedenti commenti del direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati:
CHILOMETRO ZERO, SI ALLARGA IL DIBATTITO AVVIATO SUL NOSTRO SITO
L’intervento sul km zero dei giorni scorsi del direttore del Corriere Ortofrutticolo su questo sito ha avviato un dibattito che si sta allargando. Siamo orgogliosi del fatto che il commento di Lorenzo Frassoldati abbia suscitato tante reazioni che ci hanno confermato, tra l’altro, non solo sulla bontà della nostra linea giornalistica indipendente ma anche sul crescente seguito del nostro sito.
La nota del direttore è stata ripresa il 6 dicembre da FreshPlaza con un commento di Rossella Gigli alla quale Frassoldati ha risposto con una precisazione che FreshPlaza ha pubblicato oggi. Riprendiamo qui di seguito l’intervento del nostro direttore.
Cara Rossella, grazie per il tuo commento su Freshplaza al mio ‘sfogo’ sul km zero, che tanti consensi ha raccolto attorno al sito del Corriere Ortofrutticolo. E’ importante che voci autorevoli dell’informazione specializzata di settore, come la tua, concordino nel denunciare l’inconsistenza di certe mode e la montagna di luoghi comuni e di banalità che crescono attorno ad esse, quando invece non si parla a sufficienza di chi contribuisce davvero all’economia e all’occupazione del Paese. Ti voglio invece rassicurare sul Fairtrade: non avevo alcuna intenzione di buttarlo nello stesso calderone del “km zero”, anzi. Se importiamo fagiolini dal Burkina Faso facciamo in primo luogo un doveroso atto di solidarietà, importante per far crescere quel paese ma anche per noi che apriamo nuovi fronti commerciali e/o comunque poniamo le basi di relazioni suscettibili di ulteriori sviluppi. Da troppo tempo abbiamo perso consapevolezza a livello politico del ruolo che possiamo esercitare nel bacino del Mediterraneo e verso i paesi del nord Africa, esportando know how, tecnologie e innovazione a tutti i livelli. Mi limitavo ad osservare soltanto che quanto a “km zero” il commercio equo e solidale non fa alcuna differenza perché viaggia a “km diecimila”, come le banane sudamericane o gli ananas del Costarica. Sono perfettamente d’accordo con te quando scrivi che i paesi poveri “oltre che combattere contro la povertà, si trovano a dover lottare anche contro la nuova filosofia del "meno viaggia, meglio è". E sottoscrivo l’affermazione (da te citata) di James Mac Gregor dell’IIED: " Se proprio si vuole essere climaticamente responsabili, meglio sarebbe andare al supermercato a piedi o in bicicletta". Tutti ci commuoviamo davanti alle immagini dei bambini affamati e denutriti, ma nessuno si pone seriamente la domanda di cosa fare in concreto per quei paesi e quei popoli sfortunati oltre a mandare un po’ di aiuti alimentari : il minimo sarebbe contribuire alla loro crescita economica. In parole povere aiutarli a produrre e ad esportare.
Leggi qui sotto i precedenti commenti del direttore del Corriere Ortofrutticolo Lorenzo Frassoldati:
Basta col chilometro zero, vogliamo le arance a chilometri mille
Chilometro zero, è fesso chi ci crede
LA SPREMUTA DEL DIRETTORE
L'ASSAGGIO
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