Stagione al top della qualità per le clementine di Calabria coltivate nella Piana di Sibari. La raccolta è iniziata da due giorni e già evidenzia prodotti con un grado Brix compreso tra 11,5 e 14 punti.
Meno bene per le produzioni dell’area del lametino che invece sono state colpite dalla bomba d’acqua dei giorni scorsi e che si stanno misurando con i conseguenti stress climatici e i danni indiretti derivati dalla persistente mancanza di luce, che crea isolamento di internet e rende impossibile l’irrigazione in queste nuove giornate di caldo.

“Qui nella Piana di Sibari – ha spiegato Giorgio Salimbeni, presidente del Consorzio Clementine Igp di Calabria – non abbiamo risentito dei danni climatici e anzi le favorevoli condizioni climatiche di quest’anno, ci stanno portando a iniziare a raccogliere prodotto di qualità eccezionale. Non si era mai sentito, soprattutto per le varietà precoci di questo periodo, di clementine con un grado Brix così elevato, fino a 14. Normalmente ci assestiamo su una media di 11”.
Ancora troppo presto per fare previsioni sull’andamento della campagna anche perché, come ogni anno i produttori dovranno misurarsi con i competitor internazionali, come quelli del Nord-Africa che arrivano sul mercato in maniera sempre più aggressiva.
“Quello che fa rabbia – continua Salimbeni – è che questo mercato è imperfetto perché permette la compresenza di operatori che lavorano in condizioni diametralmente opposte a cominciare dal costo del lavoro che in Italia è di 8 euro l’ora contro i 10 euro al giorno dei Paesi nordafricani. La situazione non cambia se guardiamo gli adempimenti in materia di sostenibilità ambientale e etica del lavoro che le aziende nordafricane non applicano. È ovvio che la competizione non si potrà mai fare sul prezzo ma sulla qualità”.
Intanto nel lametino, in particolare nella fascia che va da Vibo Valentia a Lametia Terme, nonostante il ritorno del bel tempo dopo le bombe d’acqua dei giorni scorsi, i produttori stanno ancora facendo i conti con le conseguenze del maltempo.

“Non si tratta solo dei danni diretti causati dall’alluvione – spiega Franco Belmonte, direttore di Cia Calabria – ma anche di quelli indiretti come la persistenza della mancanza di luce che non permette di irrigare adesso che è tornato il sole, con ulteriore stress per le piante, e l’isolamento da Internet che impedisce le normali attività commerciali”.
Oltre alle colture di agrumi si registrano forti danni ai vivaisti del territorio, e alle produzioni locali di orticole per un ammontare di danni, tra diretti e indiretti, che Cia quantifica in 500 milioni di euro.
“A questi si aggiungono – continua Belmonte – i fondi che Cia richiede direttamente al governo per la messa in opera di un Piano straordinario per la manutenzione di torrenti e canali di scolo che da anni è praticamente inesistente. Intanto è in programma a novembre un’assemblea nazionale incentrata proprio sulla necessità non rinviabile di interventi infrastrutturali in diverse aree del Paese”.
Mariangela Latella