CRISI IDRICA AL SUD, SERPILLO: “DESERTO ALLE PORTE. SERVE PIANO NAZIONALE PER L’ACQUA”

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“Il nuovo studio del Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici conferma quello che come UCI denunciamo da anni: l’Italia si sta inaridendo, e a pagarne il prezzo saranno le nostre comunità agricole, in particolare quelle del Sud”, dichiara Mario Serpillo, presidente dell’Unione Coltivatori Italiani, commentando le proiezioni climatiche pubblicate dal CMCC e l’ultimo rapporto dell’ISPRA.
Secondo lo scenario peggiore – basato su emissioni climalteranti elevate – entro il 2100 gran parte del Paese andrà incontro a un aumento generalizzato delle temperature, con un’accentuata perdita di umidità e precipitazioni, e un futuro di siccità cronica per Calabria, Sicilia e Sardegna.

“Se oggi la Sicilia segna già un -55% di precipitazioni annue e la disponibilità idrica nazionale è calata del 20% rispetto al secolo scorso, non si può più rimandare l’attuazione di un piano nazionale per l’acqua”, avverte Serpillo.

Lo studio elaborato dal CMCC, che grazie a un’alta risoluzione ha permesso per la prima volta una lettura dettagliata a livello locale, evidenzia infatti che la traiettoria climatica dell’Italia dipende dalle scelte politiche dei prossimi anni: in uno scenario a basse emissioni si salva almeno parte del Centro-Nord, ma se le emissioni non saranno contenute, l’intero Paese subirà stress termico, calo della disponibilità idrica e impatti gravi sulla produzione agricola.

“Eppure – sottolinea Serpillo – i numeri ci dicono che acqua ce n’è: la disponibilità media annua si aggira ancora sui 140 miliardi di metri cubi, con un surplus stimato di oltre 35 miliardi nel 2050. Il problema non è la quantità, ma l’incapacità di gestirla in modo efficiente. Servirebbero almeno dieci miliardi di euro l’anno per reti idriche, invasi, città spugna e agricoltura resiliente. Ne stanziamo appena sette.”
Le cronache riferiscono costantemente il perpetuarsi di una diffusa, quanto scelerata dispersione idrica dovuta alla mancata manutenzione o sostituzione della rete di distribuzione. Questo fenomeno, particolarmente grave in Sicilia, va avanti e viene denunciato da anni e causa non solo la colpevole dispersione di una risorsa preziosa per le comunità locali e per le aziende agricole ma sta provocando perfino dei danni ai centri abitati.

Anche sul fronte della transizione energetica, la situazione non è migliore: “Per rispettare gli obiettivi europei dobbiamo installare 60.000 MW di nuova potenza rinnovabile in cinque anni e mezzo. Nel 2024 ne abbiamo realizzati appena 7.480. Continuando a questo ritmo non solo mancheremo gli obiettivi, ma condanneremo l’Italia agricola a convivere con eventi estremi e scarsità d’acqua sempre più frequenti.”

Il presidente dell’UCI lancia un appello al Governo e alle Regioni: “Servono investimenti strategici e una cabina di regia unica che dia realmente seguito agli investimenti e all’attuazione dei cantieri (con snellezza e trasparenza) per gestire acqua, energia e territorio. Bisogna agire ora, con misure concrete di adattamento e mitigazione: ripristino della natura, rimboschimenti, bacini idrici intelligenti, ma anche stop ai sussidi alle fonti fossili e accelerazione sulle rinnovabili. L’Italia agricola ha ancora delle chance per resistere, ma non possiamo più permetterci di perdere altro tempo.”

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