“Per quanto si conservino bene le mele, 20 o 30 giorni di viaggio in più dentro la nave non sono poca cosa”.
Ad affermarlo è Luca Zaglio, direttore generale di Melinda intervistato da Il Sole24Ore. Dal consorzio trentino partono ogni anno 20 mila tonnellate di mele (rosse) per l’Asia, specialmente verso l’India, seguita da Taiwan, Thailandia, Vietnam, Arabia Saudita e Dubai. Il prodotto continua a sbarcare ma non senza difficoltà. “Sono gli spedizionieri a scegliere di volta in volta quale rotta è meglio fare – spiega Zaglio al Sole – se quella attraverso il canale di Suez, con tutti i rischi e i rallentamenti che comporta, oppure quella che circumnaviga l’Africa. Noi possiamo solo monitorare la temperatura all’interno dei container: se per colpa del viaggio troppo lungo non rimane stabile, consigliamo ai nostri clienti di mettere rapidamente quella partita di mele sul mercato”.
La preoccupazione è rivolta verso i clienti: “Mi aspetto che ci penseranno bene prima di fare il prossimo ordine, perché si aspetteranno un aumento dei prezzi”, confessa il DG di Melinda.
I noli sono più che raddoppiati, da 2 si è passati anche a 5 mila euro a container. “Per ora ci siamo fatti carico noi dei costi extra senza riversarli sui clienti”, rivela Zaglio. “Navighiamo a vista – dice il presidente del consorzio, Ernesto Seppi. Noi esportiamo il 35% della produzione ma ci sono realtà più votate all’export. Temo che le mele che non si riusciranno più a vendere in Asia si riverseranno sul mercato nazionale ed europeo e con il conseguente abbassamento dei prezzi. Se accadrà i produttori saranno in difficoltà. Nell’ultimo anno e mezzo solo parte dell’inflazione l’abbiamo scaricata sul cliente finale, l’altra ce la siamo tenuta in pancia”.