Abbandonati e dimenticati, il settore ortofrutticolo sardo che rappresenta il 25 per cento della Plv regionale, è allo stremo.
“Sono considerati alla stregua di agricoltori di serie B – attacca il presidente di Coldiretti Cagliari Giorgio Demurtas (nella foto) – e purtroppo sono i fatti che lo dimostrano: la vergognosa storia della siccità del 2017 ancora da chiudere grida vendetta, cosi come i venti milioni per il caro materie prime di febbraio al momento non è andato oltre le parole”.
Eppure spiega Coldiretti, la crisi non aspetta, anzi sembra si stia accanendo proprio verso queste aziende. I due anni di pandemia, la guerra in Ucraina, la crisi energetica, il rincaro delle materie prime, non hanno fermato le conseguenze dei cambiamenti climatici e le distorsioni del mercato che stanno approfittando cinicamente di questa situazione di emergenza con pesanti speculazioni che ricadono come sempre sull’anello più debole, i produttori, in questo caso di ortofrutta e dei cerealicoltori.
Durante il lockdown del 2020 migliaia di capolini di carciofo sono andati al macero dopo la chiusura dei mercati di Campagna Amica e rionali, mentre i prezzi dell’ortofrutta sono schizzati ma solo in una parte della filiera escludendo quella produttiva. La storia continua con le emergenze di questa prima parte dell’anno (guerra e caro prezzi), con le speculazioni sul grano esplose con la guerra in Ucraina a farla da padrona.
Come se non bastasse la Regione si è trasformata in matrigna seducendo prima con promesse e poi abbandonando a causa di una burocrazia ormai insostenibile gli agricoltori.
La siccità del 2017 già nelle tasche dei pastori dai primi mesi del 2018 (quattro anni e mezzo fa) è ancora un miraggio per tutti gli altri settori. Che addirittura hanno subìto anche l’onta di perdere l’intervento comunitario facendo scadere i termini, per meri motivi burocratici e di mala amministrazione: secondo il comma 4 dell’articolo 25 del Regolamento U.E. 702/2004: “i regimi di aiuto sono introdotti entro tre anni dalla data del verificarsi dell’avversità atmosferica assimilabile a una calamità naturale. Gli aiuti sono versati entro quattro anni a decorrere da tale data”. Uno scandalo colossale perdere questi diritti per eventi calamitosi come la siccità del 2017 che ha causato perdite importanti per le aziende ma che diventa inqualificabile e ingiustificabile e quasi un insulto davanti ai sacrifici e alle rinunce di migliaia di famiglie strozzate da eventi eccezionali come il Covid, la guerra ed il caro prezzi.
Come se non bastasse manca anche la comunicazione dopo l’ultimo report della unità di progetto task force istituita dalla Regione (30 aprile 2021): “siamo all’oscuro di tutto – evidenzia il direttore di Coldiretti Cagliari Luca Saba -. È da più di un anno che chiediamo un report dettagliato delle pratiche liquidate, istruite, ancora da istruire e non liquidate e che strada percorreranno”.
Il percorso di queste pratiche si è trasformato da subito in una via crucis. Molte domande furono ritenute inammissibili e recuperate nel luglio del 2020 con la procedura del de minimis grazie ad una proposta di Coldiretti Sardegna “ma ad oggi non sappiamo a che punto siamo”. Ma non è andata meglio per quelle ammissibili liquidate a singhiozzo e lentamente fino alla scadenza dei termini comunitari. La soluzione trovata dalla Regione è stata quella di liquidare tutte le domande ancora non chiuse con il de minimis “ma ad oggi il percorso è ancora aperto e non sappiamo a che punto siamo”.
Ma se sbagliare è umano, perseverare è diabolico (anche se lo era già con la siccità del 2017). Ed infatti ad oggi il settore ortofrutticolo e cerealicolo non hanno non solo ricevuto ma neppure visto su carta la formalizzazione di un intervento per il caro prezzi come avvenuto a febbraio per quello zootecnico. Al momento solo la promessa di un intervento di 20 milioni.
“Diventa davvero difficile lavorare in queste condizioni per queste aziende agricole – afferma Luca Saba – che non possono tamponare la crisi e le continue perdite e aumenti dei costi di produzione con le promesse. La siccità 2017 e i l’intervento per il caro prezzi sono solo la punta dell’iceberg, ma ci sono tanti altri interventi disattesi o arrivati a metà come per esempio quello sugli interventi di filiera per i cerealicoltori finanziati a metà. Diventa anche imbarazzante davanti ai nostri soci parlare di calamità naturale o altri interventi quando sono ancora in attesa di quello di 5 anni fa. È quello che abbiamo provato anche mercoledì a Sestu quando abbiamo incontrato gli agricoltori che hanno perso serre e prodotti a causa della grandinata e tromba d’aria di inizio agosto”.
“Serve un cambio di passo e intervenire immediati così la situazione è insostenibile e anziché tutelarle si stanno mandando le aziende agricole al fallimento – continua Giorgio Demurtas – come Coldiretti abbiamo dato tutta la nostra disponibilità e presentato proposte concrete taglia burocrazia, attuabili facilmente ed a costo zero ma non abbiamo avuto risposte. Non pretendiamo che si seguano le nostre proposte ma che si ritrovino alternative a questo sistema fallimentare è obbligatorio”.