DAZI, DI PISA: “NON CI GUADAGNA NESSUNO”. I RISCHI PER IL SETTORE

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“I dazi danneggiano aziende e consumatori, minano la competitività e frenano l’innovazione: l’economia e la finanza – con le Borse in calo dall’insediamento – già si stanno esprimendo sulla politica adottata da Trump: l’auspicio è che le minacce rientrino e si arrivi a una ‘pace commerciale'”. Così Valentino Di Pisa, presidente di Ortofrutta Italia e di Fedagro Confcommercio, secondo cui anche il nostro settore rischia le conseguenze, dirette e indirette, di un iper-protezionismo.

“Trump è abituato alle dichiarazioni roboanti, a usare bastone e carota: le sue mosse però fin qui stanno avendo ripercussioni negative sull’economia reale e sugli stessi americani, sempre più poveri. L’auspicio è che faccia un passo indietro: siamo abituati a operare in un libero mercato che premia la competitività, la capacità, l’innovazione; non vedo elementi positivi in questo tipo di politica che, oltretutto, potrebbe alimentare l’Italia sounding negli USA”, conclude Di Pisa.

Il presidente di Fruitimprese Marco Salvi, intervistato da Cristina Latessa per il Corriere Ortofrutticolo di marzo, puntualizza che “l’Italia invia ogni anno ortofrutta negli USA per un valore di circa 90 milioni di euro e l’unico prodotto fresco degno di nota è il kiwi, con 36 milioni di euro esportati. Esportare negli States risulta complicato anche da punto di vista burocratico: sono previsti una serie di passaggi e certificazioni con investimenti di tempo e denaro che non tutti sono disponibili ad affrontare”.

Marco Salvi

Salvi è preoccupato per la frutta secca in relazione alle possibili contromosse: “Gli Stati Uniti sono tra i grandi player mondiali di mandorle, noci, pistacchi e uva sultanina, nel nostro Paese arriva prodotto per un controvalore di oltre 300 milioni di euro. Le contromisure che l’Unione Europea minaccia di mettere in campo, con dazi al 25%, rischiano di sconvolgere questo mercato e orientare gli operatori verso prodotti provenienti da Paesi dove le garanzie di salubrità sono inferiori a quelle del prodotto made in USA. L’altro concreto rischio è quello di un innalzamento generalizzato dei prezzi, per un prodotto il cui consumo andrebbe invece incentivato per le sue qualità salutari”.

Mirko Aldinucci
m.aldinucci@corriereortofrutticolo.it

Sul Corriere Ortofrutticolo di marzo Primo Piano dedicati ai dazi

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