di Massimiliano Del Core*
Ancora una volta noto con piacere che il professor Giacomini ritorna a parlare di Interprofessione, e questo non lascia dubbi al fatto che Lei sia senz’altro animato da grande passione e competenza per il sistema interprofessionale e che riponga grandi aspettative in particolare sul lavoro che Ortofruta Italia – unica Organizzazione Interprofessionale riconosciuta in Italia – può fare.
Su questo ci siamo già confrontati nel novembre 2021, ma visto il suo commento in occasione della pubblicazione del Documento Programmatico di Ortofrutta Italia, mi ripropongo di dare risposte concrete alle sue considerazioni sempre stimolanti, così da definire in maniera chiara il ruolo che OI anela ad interpretare nell’articolato scenario economico-politico di rappresentanza della filiera ortofrutticola del nostro Paese, ed il suo articolo, a mio avviso eccessivamente critico nei nostri confronti, mi offre l’occasione per farlo, in qualità di portavoce di tutte le componenti dell’Organizzazione che mi pregio di rappresentare.
Credo che, per fare chiarezza e rispondere alle sue sollecitazioni, giovi partire dall’inizio, anche a beneficio di chi, tra gli operatori economici e istituzionali del nostro settore, non sa bene cosa sia un’ Organizzazione Interprofessionale ed in particolare non conosce Ortofrutta Italia (e purtroppo ce ne sono, glielo assicuro…).
1) Qual è la funzione dell’Organismo Interprofessionale
I riferimenti normativi Italiani ( Dd.Lgss. 173/98, 228/01, 102/05) ed europei ( Reg. UE 1308 del 2013 sull’OCM) sono allineati nell’indicare, come da lei ricordato, che le Organizzazioni Interprofessionali (OI) hanno lo scopo di riunire i soggetti attivi nell’intera catena produttiva e possono svolgere un ruolo utile facilitando il dialogo tra gli attori della filiera, promuovendo le buone pratiche e la trasparenza del mercato.
In merito peraltro, il prof. Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia, Dipartimento di Scienze Agrarie Alimentari e Ambientali, già presidente di ISMEA, in un suo approfondimento del 2012 ci ricorda che “OP, accordi e interprofessione sono aspetti diversi ma complementari, che perseguono l’obiettivo di sviluppare un sistema agricolo maggiormente contrattualizzato in linea con le attuali condizioni di mercato, basato, in sintesi, sulla programmazione della produzione per adattarla alle esigenze dei mercati.”
Dunque obiettivi interprofessionali sono trasparenza nel mercato, dialogo nella filiera e programmazione della produzione, e questi risultati sono proprio quelli a cui si ispira l’azione di OI. Tanto che sempre il prof. Frascarelli, nello stesso lavoro, afferma che “Nonostante i suoi limiti, Ortofrutta Italia rappresenta l’unica vera OI in Italia, sia perché è l’unica che risponde agli obiettivi comunitari, anche in termini di requisiti per il riconoscimento, sia per avere raggiunto un livello minimo di funzionamento”.
Appare evidente dunque che alcuni limiti all’efficacia della strategia di OI sono senza dubbio riscontrabili, ed è proprio per superarli e realizzare concretamente una filiera trasparente che stiamo lavorando a tal punto da aver raggiunto un’intesa interna ed una riconoscibilità esterna che si fonda su progetti concreti, che possono evincersi proprio dal Documento Programmatico nel quale indichiamo al consumatore finale, al territorio ed alle istituzioni gli ambiti di intervento condivisi da Ortofrutta Italia e le azioni sviluppate e da svilupparsi per conseguire gli obiettivi concordati tra le diverse parti della filiera, da noi autorevolmente rappresentate. Forse avremmo fatto meglio a definirlo Manifesto, in quanto il documento rappresenta in realtà una carta dei valori, della mission e degli obiettivi di Ortofrutta Italia.
2) Finanziamento pubblico
Occorre precisare, a proposito degli strumenti a disposizione per raggiungere tali obiettivi, che il riconoscimento di un’OI non comporta automaticamente la concessione di finanziamenti pubblici, di cui infatti, contrariamente a quanto da lei asserito, Ortofrutta Italia non ha usufruito finora.
3) Gli accordi interprofessionali
In quanto unica OI riconosciuta godiamo di un vantaggio normativo, cioè la possibilità – da parte dell’Autorità pubblica – di estendere l’efficacia degli accordi tecnico-commerciali interprofessionali, eventualmente raggiunti, a tutte le aziende e le organizzazioni di settore, anche a quelle non facenti parte dell’OI. Ci riserviamo di proporre e far concludere tra le parti tali accordi, consapevoli della grande opportunità e responsabilità che comportano, quando ne ravviseremo la necessità e ne intravedremo benefici reali per il sistema Ortofrutta Italia nel suo complesso e per i consumi di ortofrutta.
4) L’attività di marketing di OI
Intanto ci impegniamo a supportare il comparto attraverso altrettanto concrete “azioni orizzontali”, come descritte nel Documento Programmatico, che ci premeva evidenziare e comunicare al settore. In particolare, in merito al lavoro che stiamo portando avanti nell’ambito di una delle nostre attività prioritarie – la promozione pre-competitiva al consumo di ortofrutta – segnalo che, oltre al nostro claim NaturalmenteDiStagione, che informa sui canali digital e nei luoghi di acquisto circa le eccellenze delle nostre filiere produttive, abbiamo presentato in collaborazione con l’Università di Parma un progetto che affronta il tema dello sviluppo dei consumi di frutta e verdura attraverso la valorizzazione dell’apporto nutraceutico e tramite tecniche di marketing nutrizionale, per il quale effettivamente abbiamo chiesto sostegno finanziario al MASAF ed al MISAL, ma siamo attualmente in attesa di riscontro. Stiamo inoltre valutando la partecipazione già in occasione della prossima call, al Regolamento Europeo 1144, che stanzia fondi finalizzati all’attività di promozione e sviluppo delle filiere ortofrutticole dei Paesi membri della UE, con il determinante contributo della distribuzione organizzata, candidando un progetto promozionale, come d’altronde ha fatto la nostra cugina francese Interfel in passato, conseguendo ottimi risultati.
5) Le filiere in crisi
In merito alla crisi delle filiere ortofrutticole da lei richiamate, come quella del kiwi e delle pere, ed al ruolo dei tavoli interprofessionali a tal riguardo, preciso che l’esigenza di stanziare fondi per un intervento urgente in tal senso è stata sollevata, sostenuta e ottenuta, correttamente, al Tavolo Ortofrutticolo Nazionale, al quale OI partecipa attivamente, portando la propria visione. Richiedere sostegno emergenziale tramite risorse statali per le filiere in difficoltà non è allo stato una competenza prioritaria di OI, che per scelta non si occupa di questioni tipicamente sindacali, in quanto risulterebbe ridondante rispetto all’azione delle organizzazioni professionali che ne fanno parte, nell’attuale contesto; OI, quale strumento al servizio del comparto, predilige la realizzazione di intese ed iniziative promozionali concordate sui territori, con la collaborazione della GDO e dei Mercati, stimolate dai propri Comitati di Prodotto per rispondere alle crisi contingenti e strutturali delle filiere, provando ad ingaggiare anche politica ed istituzioni, perché no.
6) L’interprofessione francese
Vengo ora alle lacune da lei evidenziate rispetto al sistema interprofessionale francese e segnatamente al paragone tra Ortofrutta Italia ed Interfel: concessa l’attenuante della storicità del concetto di interprofessione in Francia (oltre 90 anni) e della rilevanza culturale, politica ed economica ad esso attribuito in quella nazione, sono costretto ad ammettere che sul punto lei ha assolutamente ragione: la Francia presenta una forte coscienza dell’importanza di perseguire obiettivi comuni lungo la filiera, contrariamente all’Italia, dove tali obiettivi vengono surclassati dagli interessi politici e commerciali delle singole componenti della filiera e, come lei giustamente sostiene, purtroppo in Italia per adesso è prevalsa l’organizzazione orizzontale (tra i diversi comparti) delle organizzazioni professionali agricole sulla organizzazione per filiera promossa dall’Europa attraverso le organizzazioni di produttori e le organizzazioni interprofessionali.
7) Il ruolo di Ortofrutta Italia
Consapevoli di questo però, nel Documento Programmatico abbiamo tracciato la strada della nostra azione, indirizzata proprio verso quegli ambiti dove OI auspica di poter interpretare il ruolo di punto di riferimento trasversale per operatori, associazioni, consumatori e istituzioni, dove far convergere gli interessi di tutta la filiera, a beneficio dei consumi, della valorizzazione dell’ortofrutta e dell’eccellenza del made in Italy, orientando le proprie competenze specialistiche verso attività su cui è garantita unità di intenti da parte di tutte le componenti della filiera. Per questo nel Documento evidenziamo il nostro impegno su tematiche come attribuzione del valore, riconoscibilità della qualità, sostenibilità, promozione, spreco alimentare, buone pratiche, analisi statistiche, packaging, certificazioni, ricerca, lavoro, logistica e sviluppo dei consumi, rispetto alle quali abbiamo il vantaggio di godere del punto di vista trasversale di produzione e distribuzione.
8) OI, Coldiretti e Filiera Italia
Infine Professore, concludo con una “nota politica” la mia difesa del lavoro di Ortofrutta Italia: non è mio compito interpretare o commentare la posizione di Coldiretti nei confronti del concetto di Interprofessione, come da lei riportato, citando un articolo del Sole24ore; quello che posso dirle è che Coldiretti siede con un suo rappresentate all’interno del CdA della nostra organizzazione e partecipa sempre attivamente alle nostre scelte strategiche, intervenendo con responsabilità ed a pieno titolo nelle dinamiche decisionali che segnano l’orientamento della linea di azione di OI. Inoltre credo ci sia una sostanziale differenza nella struttura e nelle finalità, a mio avviso, tra realtà come Filiera Italia ed organismi come Ortofrutta Italia: la prima è infatti una fondazione costituita da un insieme di aziende e di operatori privati soprattutto del mondo della produzione e trasformazione agroalimentare italiana, con l’obiettivo di creare sinergie e valore, anche attraverso strumenti come i contratti di filiera appunto, e sostenere e valorizzare il cibo 100% italiano; la seconda invece è una associazione di unioni e organizzazioni che raggruppa i principali e più rappresentativi organismi associativi del settore agricolo (cooperazione, OP, produzione, commercializzazione, export e distribuzione tradizionale e moderna) e costituisce il luogo dove naturalmente trovano convergenza gli interessi di tutte le parti a condividere e implementare strategie di marketing, azioni di analisi e programmazione di mercato, valorizzazione del prodotto, discussioni tecniche ed eventuali proposte di revisioni normative dei processi.
Questa è la visione che abbiamo portato all’interno dell’organizzazione interprofessionale dell’ortofrutta italiana: si può fare meglio? Sicuramente. Tuttavia crediamo di costituire un esempio di aggregazione politico-istituzionale in uno scenario patologicamente disaggregato. Per adesso puntiamo a realizzare quello che è nelle nostre attuali possibilità a favore dell’ortofrutta italiana, spinti dalle necessità crescenti delle importanti filiere produttive che rappresentiamo e dalla certezza della centralità del ruolo della distribuzione nel nostro Paese, consapevoli delle responsabilità che abbiamo nei confronti del settore e del consumatore.
* presidente OI Ortofrutta Italia