EXPORT AGROALIMENTARE, L’ITALIA MIGLIORA LA SUA POSIZIONE, MA NON CON L’ORTOFRUTTA FRESCA

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Nell’ultimo decennio la competitività dell’agroalimentare italiano sui mercati esteri è in aumento: le nostre esportazioni sono cresciute al ritmo del 7,6% all’anno, ben maggiore di quello delle esportazioni mondiali (+5,6%), con una quota di mercato che passa dal 2,8% del 2012 al 3,4% nel 2022.

Lo share dell’agroalimentare made in Italy sui mercati internazionali è uguale a quello della Spagna, anch’essa contraddistinta da uno spiccato dinamismo dell’export, mentre è inferiore alle quote di Germania e Francia (rispettivamente del 4,8% e 4,3% nel 2022), che tuttavia si sono ridotte nel decennio. Il peso dell’export tricolore sulle spedizioni comunitarie si attesta al 10%, al pari di quello spagnolo, più contenuto di quello francese e tedesco. Ma in generale, e presso la quasi totalità dei principali Paesi acquirenti, l’Italia ha migliorato il suo posizionamento competitivo.

Sono alcune delle evidenze del Rapporto ISMEA sull’agroalimentare italiano, presentato a Palazzo Merulana, alla presenza del Ministro dell’agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste Francesco Lollobrigida e che ha visto confrontarsi sui temi dell’inflazione, dei rapporti nella filiera e della competitività internazionale esperti, esponenti della comunità scientifica e Presidenti delle principali sigle associative dell’intera filiera, dalla parte agricola (Alleanza Cooperative Italiane, Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri) alla trasformazione industriale (Federalimentare) alla distribuzione (Confcommercio, Ferderdistribuzione, FIPE, Italmercati) e del Commercio estero (ICE).

Nel triennio più recente, tra il 2019 e il 2022, le esportazioni agroalimentari italiane sono aumentate del 34%, superando il record di 60 miliardi di euro nel 2022 e, nello stesso periodo, le importazioni sono cresciute del 37%. La bilancia commerciale agroalimentare è migliorata nel triennio, con il saldo in attivo nel 2020 e nel 2021; mentre nel 2022 si è consolidato il surplus per i trasformati, ma è aumentato contemporaneamente il deficit della fase agricola, facendo tornare in negativo – sia pur di poco – il saldo complessivo. Nel confronto con i partner europei, il settore agroalimentare tedesco è quello che mostra il maggior livello d’integrazione commerciale internazionale, grazie anche alla forte presenza all’estero, specie in Europa, della sua distribuzione alimentare; la Francia, al contrario, è il paese più orientato al proprio mercato interno.

La Francia – a parte i vini – è specializzata principalmente nell’esportazione di materie prime agricole, mentre Italia e Germania in quella di prodotti trasformati. L’Italia è leader mondiale nell’export di trasformati di pomodoro, pasta, vino, formaggi; la Spagna si focalizza su ortofrutta, olio d’oliva e carni suine. Nel complesso, considerando i primi 20 prodotti esportati da ciascun Paese, l’Italia è seconda solo alla Francia in termini di prezzo medio, che segnala un alto livello di qualità delle esportazioni, mentre Germania e Spagna, caratterizzate da valori medi unitari inferiori, tendono ad esercitare una concorrenza di prezzo.

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