FITOFARMACI RIDOTTI DEL 75% IN 30 ANNI: “MANCANO ALTERNATIVE, SERVONO REGOLE UGUALI PER TUTTI”

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In Europa sono attualmente in fase di rinnovo 200 sostanze attive, utilizzate per la difesa delle colture e ci sono pressioni per la loro revoca. Ma al loro utilizzo non c’è, al momento, alternativa. Ciò provoca una grave incertezza sul futuro della produzione ortofrutticola nazionale.

Verona, provincia veneta leader nel comparto ortofrutticolo, potrebbe perdere i suoi primati e ulteriori superfici investite. Già le piantagioni di kiwi negli anni sono state pesantemente ridimensionate, in parte a causa di fitopatologie ancora in fase di studio. I pescheti sono sempre più rari, visto che molti produttori non hanno retto la concorrenza dei frutticoltori spagnoli. La difficoltà a reperire la manodopera per la raccolta di ciliegie e fragole, oltre che di mele e pere, ha contribuito ad orientare gli agricoltori verso altre colture.

A rischio altri 30 principi attivi nei prossimi tre anni

La situazione, come ricorda in un articolo L’Arena, potrebbe persino peggiorare come sottolineano da Fedagripesca Confcooperative. Secondo un recente rapporto curato da Aretè per Agrofarma, oggi in Italia ci sono circa 300 sostanze attive approvate, che rappresentano il 75% in meno rispetto alle oltre 1.000 disponibili 30 anni fa. Una trentina rischiano la revoca nel prossimo triennio: 12 sono candidate alla sostituzione, che impatterà su colture strategiche come mele e pere, pomodori, kiwi, uva da tavola.

«Il problema è enorme e lo solleviamo da anni», concorda Francesca Aldegheri (nella foto), presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Veneto e Verona, «anche perché la riduzione dei principi attivi senza alternative è stata contestuale alla comparsa di nuovi insetti alieni, che infestano i campi, come la cimice asiatica». Insetti che tra l’altro si abituano a sopravvivere al numero sempre più esiguo di molecole consentite, base di tutti gli agrofarmaci. Da sottolineare, inoltre, che negli anni con l’utilizzo di principi attivi adeguati alcune fitopatologie erano state debellate. Ma, con il divieto di utilizzo dei prodotti, sono tornate a manifestarsi. «Nei frutteti è ricomparsa la glomerella, malattia fungina che determina il defogliamento della pianta e l’insorgere di macchie sui frutti, in particolare di mele e pere», afferma. «Si è ripresentato anche l’afide lanigero, responsabile di una secrezione simile ad un batuffolo di lana che cadendo sui frutti provoca durante la conservazione in frigo macchie nere che rendono la merce non più commerciabile». Aldegheri sottolinea che 4 o 5 anni fa queste patologie sembravano completamente debellate.

«Al momento della vendita, sulle etichette dei prodotti non è precisato quali principi attivi vengano utilizzati in coltura», prosegue. «L’ortofrutta prodotto da noi è esposto accanto a quello proveniente da Paesi stranieri, trattata con una gamma di agrofarmaci più ampia». La conseguenza è sotto gli occhi di tutti: i frutteti veronesi sono in costante contrazione come rilevano puntualmente i report sull’annata agricola di Veneto Agricoltura. Coldiretti punta l’indice verso Bruxelles. «L’Ue deve garantire regole uguali per tutti e difendere il lavoro delle aziende nazionali dalla concorrenza sleale», chiedono dalla confederazione agricola, che reclama armonizzazione delle norme sui fitofarmaci in Ue e politiche di sostegno alla produzione di un settore che vale 15 miliardi di euro.

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