FRUTTA TROPICALE, I CONSUMI VIAGGIANO A PASSO SPEDITO

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A che punto è il consumo di ortofrutta tropicale? Se ne è parlato ieri alla seconda edizione del Tropical Fruit Congress organizzato a Macfrut. “Abbiamo deciso di dedicare spazio alla frutta tropicale perché crediamo che sia un’ottusità considerare solo la produzione nazionale, soprattutto a Macfrut che è una fiera di filiera internazionale”, ha introdotto Renzo Piraccini, presidente di Macfrut.

A fare il punto della situazione per i consumi di ortofrutta tropicale nell’Unione Europea è stata Daria Lodi del Centro Servizi Ortofrutticolo (Cso Italy) che ha detto “dal 2013 al 2017 il consumo di ananas, lime, papaya e passion fruit è cresciuto di 7 milioni di tonnellate mentre solo nel 2018 si è registrata una crescita del 16% che ha permesso di oltrepassare gli 8 milioni di tonnellate. Dal 2009 al 2018 i Paesi che hanno maggiormente acquistato frutta esotica sono stati Regno Unito (+27% rispetto 2009), Germania (+19% vs 2009) e Italia (+25% vs 2009); seguiti da Francia (+73% vs. 2009) e Polonia (+53% vs. 2009). Secondo i consumi del 2018, sul podio dei frutti esotici troviamo la banana (71%), seguita da ananas (11%), avocado (6%), mango (4%) e platano (3%). In Italia nel 2018 il consumo domestico di frutta tropicale è stato pari al 12% su tutta la frutta consumata: per la maggior parte gli italiani hanno preferito acquistare banane (77%), oltre a ananas (16%), mango (1%) e altri frutti (6%). Se messe insieme queste specie, spesso dal basso impatto sul mercato se considerate singolarmente, non possono essere sottovalutate: la popolazione è infatti curiosa di provarle e l’appeal sul consumatore rimane elevato”.

Papaya

Un focus sulla papaya è stato proposto dalla ditta brasiliana Caliman Agricola “Da oltre 40 anni esportiamo papaya negli Stati Uniti e in Europa nelle varietà Sunrise Solo, Golden Solo e Formosa, ma ricordiamo che su 1.400.000 tonnellate di frutti prodotti, solo il 3% viene esportato perché il Brasile ha un fortissimo mercato interno. Nonostante questi numeri, le esportazioni crescono ogni anno di circa il 10%: nel 2018 abbiamo esportato 42 mila tonnellate di papaya per un totale di 58 milioni di dollari. Urge specializzare la nostra produzione anche se a volte non riusciamo ad usare tutto quello che produciamo. Seguendo quest’ottica, abbiamo progettato due sementi di papaya ibrida, Calimosa e Vitória, per ottenere un frutto meno sensibile alle malattie e dalla shelf-life più lunga”.

Lime

A parlare di lime è invece intervenuto Andreas Schindler di Don Limón “Il lime viene prodotto in Messico da piccoli agricoltori ed è molto difficile esportarlo. Nella maggior parte dei casi i piccoli produttori non hanno abbastanza spazio per produrre tutto ciò di cui hanno bisogno. In secondo luogo il lime è un prodotto molto delicato e ogni frutto va controllato quotidianamente sia per evitare furti che eventuali danni, infine il prodotto va confezionato manualmente. C’è bisogno di creare una squadra in grado di capire le necessità di questi piccoli produttori, che hanno una mentalità molto chiusa. Infine, si deve cercare di piazzare il prodotto sul mercato e, allo stesso tempo, raggiungere la migliore qualità possibile”.

Frutto della passione

Odilo Duarte ha invece fatto il punto sul frutto della passione “che può essere di due tipi: il giallo è generalmente destinato all’industria per la trasformazione mentre il viola si utilizza nei consumi domestici. Nonostante sia una pianta molto difficile da coltivare, considerate le tecniche di impollinazione e irrigazione, ha elevati valori nutrizionali e contiene acidi, vitamina C e vitamina A ed è ampiamente utilizzata in ambito medico contro insonnia ed asma”.

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