FRUTTA TROPICALE IN SICILIA, COLLURA INVESTE: “ORA IMPIANTI IN PIENA PRODUZIONE”

Condividi

Studiare i corpi celesti ma stare allo stesso tempo con i piedi ben piantati per terra. È quello che sta facendo da qualche anno Alfonso Collura, astrofisico presso l’Inaf – Osservatorio Astronomico di Palermo, che per le terre di famiglia ha trovato una destinazione produttiva decisamente promettente.

Gli investimenti sono stati importanti ma sicuramente molto ponderati: 26 ettari in totale di cui 4 sono stati impiantati ad avocado, 1 ettaro e mezzo a litchi. Il resto a mango. Fanno tutti parte dell’eredità dei nonni che Alfonso Collura condivide con la sorella. Si trovano in una posizione invidiabile e hanno tutte le caratteristiche necessarie per ottenere con successo frutti tropicali di qualità che rispondano alle richieste del mercato europeo. Spaziano da Torrenova, Caronia, S.Agata di Militello e Acquedolci, tutti Comuni in provincia di Messina lambiti dal Mar Tirreno. Un appezzamento si trova anche in provincia di Palermo, precisamente a Ficarazzi.
Nel 2025 è prevista la piena entrata in produzione degli impianti. “Finora – spiega Alfondo Collura – con gli impianti giovani, il raccolto è stato limitato: nel 2024 abbiamo raccolto circa 450 quintali che hanno alimentato le piattaforme specializzate nell’e-commerce che propongono produzioni di aziende diverse. Per il mango che è il nostro prodotto di punta abbiamo spuntato prezzi medi di 4,5 euro al chilo, con punte di 5,5 euro”. Queste performance economiche – avverte Collura – non devono però fare pensare che la coltura dei frutti tropicali possa dare buone soddisfazioni dappertutto in Sicilia. “Per quanto il clima presenti importanti modifiche – avverte l’imprenditore-astrofisico – bisogna sempre tenere presente che siamo nel Mediterraneo e non ai Tropici e che le temperature invernali, per quanto miti, possono rappresentare un problema. Così come può esserlo l’eccessiva insolazione in estate”.

Alfonso Collura

I costi degli impianti

L’imprenditore, quindi, invita alla prudenza: per l’impianto di un mangheto dotato di frangivento (irrinunciabile per la coltura) si spendono da 35 a 40 mila euro. Per pensare a un investimento così oneroso bisogna prima verificare che il suolo presenti granulometria adatta e scarsa presenza di calcare attivo e che la qualità dell’acqua irrigua sia buona. “Spesso nelle zone costiere dove il mango riesce a prosperare per via delle condizioni climatiche – osserva Collura – l’acqua d’irrigazione presenta una salinità non compatibile con la coltura. Un fenomeno che si è accentuato con la mancanza di piogge. Il dato che bisogna tenere sotto controllo è la conducibilità elettrica. Accettabile se la conducibilità elettrica rimane sotto i 1000 μS/cm. Ma se si arriva a 3500 – 4000 μS/cm, allora bisogna pensare all’acquisto di un dissalatore aziendale”.
Il costo d’impianto, poi, cresce ulteriormente se a protezione delle piante e dei frutti si pongono reti ombreggianti. Reti che svolgono diversi ruoli: proteggono dagli eventi metereologici estremi, quali venti intensi e grandinate, ma anche dal “sunburn” (bruciatura dei frutti per irraggiamento se la temperatura supera i 40 gradi centigradi) e di ridurre le fluttuazioni climatiche estreme anche in inverno che possono provocare o la morte del germoglio apicale (sotto i 5 gradi centigradi) o il “risveglio” dello Pseudomonas syringae (sotto gli 8 gradi centigradi) che produce danni evidenti sui frutti in termini di scarsa conservabilità. Nel mangheto di Ficarazzi, alle porte di Palermo, è in corso un progetto di ricerca su reti diverse per colore dei fili e percentuale di ombreggiamento. La ricerca sullo studio delle relazioni intercorrenti tra le specie tropicali da frutto e l’utilizzo delle reti multifunzionali in ambiente mediterraneo è oggetto di un dottorato di ricerca dell’Università degli Studi di Palermo (cofinanziato da Agritech che produce reti per l’agricoltura) che ha come tutor Vittorio Farina (docente Unipa), e co-tutor Davide Neri (docente Università Politecnica delle Marche) e Giovanni Gugliuzza (ricercatore Crea). Il progetto è supportato dalla collaborazione di Inaf- Osservatorio Astronomico di Palermo, con le ricercatrici Michela Todaro e Luisa Sciortino coordinate da Alfonso Collura che si stanno occupando di studiare gli spettri di luce utili per le cultivar di mango in esame e il fattore di oscuramento e le escursioni termiche necessarie per la specie.
L’impianto del primo ettaro di mango della Collura family risale al 2014. È servito da test per comprendere tutti i fattori critici della coltura e il modo per superarli. Di epoca successiva i nuovi impianti di mango – circa 20 ettari – che compiranno 6 anni nel 2025 entrando in piena produzione. “Le varietà Glenn, Kensinton Pride (marginale), Maya, Kent e Kheitt ci permetteranno di coprire un calendario di produzione che inizia il 10 agosto per terminare a novembre inoltrato”, spiega Collura. Con l’aumento della produzione prevista nel 2025, cambia ovviamente la modalità di collocazione sul mercato. “Avevamo già da tempo stretto un accordo con Ogl, l’azienda che si occupa della distribuzione di frutta e verdura provenienti da tutto il mondo, per il commercio al dettaglio e che rifornisce catena di Lidl Europa, ma per le forniture che ci venivano richieste abbiamo dovuto aspettare la campagna 2025 per garantire i volumi necessari”.

Angela Sciortino

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE