“Dopo la cessione dell’attività del Gruppo T18, realtà molto importante a livello territoriale ma anche nazionale, è il caso di fare una riflessione sul settore dell’ingrosso ortofrutticolo. Ritengo di poter affermare che il nostro comparto, nonostante le difficoltà che stiamo affrontando dovute alla difficile congiuntura economica in cui viviamo, non è senza futuro”.
Ad affermarlo è stato Stefano Cavaglià (nella foto), Presidente di Fedagro-Apgo Torino, in occasione del suo intervento alla III Commissione permanente della Regione Piemonte in merito al futuro della categoria degli operatori torinesi ma con uno sguardo alla dimensione nazionale.
“La pandemia Covid-19 ha avuto un impatto significativo sul quadro economico mondiale, ma durante i mesi di lockdown i grossisti hanno dimostrato concretamente che la loro funzione è essenziale per la tenuta del comparto e per l’approvvigionamento dell’intera comunità nazionale. Infatti, gli imprenditori della quasi totalità dei Mercati all’ingrosso hanno continuato a lavorare e ad offrire le giuste quantità di derrate alimentari alla rete di vendita, soddisfando i cittadini, i clienti, gli ospedali e molto altro. Ovviamente ci sono stati alti e bassi, si è assistito a contrazioni dei volumi delle vendite e del fatturato, considerando la natura altamente deperibile dei prodotti commercializzati, e molti operatori hanno dovuto adattarsi, alcuni ci sono riusciti ed altri no, e questi certamente non vanno dimenticati”.
“Il rovescio della medaglia di questa emergenza sanitaria e delle chiusure che ha causato – ha osservato Cavaglià – è che i Grossisti sono stati spinti a rivolgere lo sguardo verso il futuro e sulla necessaria evoluzione della nostra attività.
Uno dei temi principali per lo sviluppo della categoria è quello di una “riforma” dei mercati rionali, realtà ancora fondamentale nella distribuzione di ortofrutta sul territorio piemontese, attraverso il cambiamento dell’orario, la modernizzazione dei servizi (es delivery, ordini online…) e la razionalizzazione della loro presenza sul territorio, con l’obiettivo così di poter far meglio concorrere il commercio tradizionale con la GDO. Essendo i mercati rionali fra i principali clienti dei Mercati all’ingrosso, a questo si collega la proposta di portare l’apertura e l’operatività del CAAT, e delle altre piattaforme italiane, in orario diurno. Tale spostamento consentirebbe alle imprese di ridurre i costi aggiuntivi oggi sostenuti per il lavoro notturno e di potersi avvalere di dipendenti maggiormente qualificati, nonché vedere garantito un ricambio generazionale oggi incerto. Non soltanto, un cambiamento degli orari potrebbe anche facilitare le relazioni con una GDO che opera in fasce orarie completamente differenti da quelle degli ortomercati, rendendo oggi di fatto molto complicato relazionarsi con armi pari rispetto alle piattaforme di proprietà. Gli ortomercati rappresentano infatti delle piattaforme di proprietà pubblica (nella maggior parte dei casi) i cui costi sono sostenuti da operatori privati, i Grossisti, e che potrebbero offrire una valida alternativa alle piattaforme di proprietà della GdO, spesso collocate fuori regione nel caso del Piemonte, ridando così valore alle filiere territoriali, in primo luogo attraverso un indubbio risparmio di costi logistici.
Ancora, un altro argomento è la GDO. Le condizioni da quest’ultima imposte sono spesso difficilmente sostenibili e gli interventi legislativi finalizzati a contenere lo strapotere delle grandi aziende della GdO, al di là dell’apprezzabilità dello sforzo, spesso si traducono in maggiori formalità e balzelli a carico dei piccoli-medi operatori. Per fare un esempio, l’ultimo D. Lgs. 198/2021, che limita le pratiche di concorrenza sleale perpetrate in primis dalla GdO, finisce con il complicare l’attività degli Operatori Grossisti imponendo in sintesi la forma scritta alla base di qualsiasi vendita, mentre restano incerti gli effetti che avrà sulle “cattive abitudini” della GDO.
Un altro argomento di discussione è la necessità di avviare un processo di rimodernamento infrastrutturale delle piattaforme logistico-distributive come il CAAT che si colloca tra i primi ortomercati più rilevanti a livello nazionale, sulla scia di quanto stanno già facendo altre realtà importanti come Roma e Milano. L’auspicio è che una parte dei fondi del PNRR, con la collaborazione sulle progettualità fra operatori ed ente gestore, possa essere impiegato per tali finalità che avrebbero un’immediata ricaduta sulla Regione, sia dal punto di vista dell’attrattività degli investimenti che dell’offerta merceologica e della capacità occupazionale.
Infine, come ha dichiarato anche il Presidente della nostra Federazione Nazionale, Valentino Di Pisa, il recente evento pandemico ha provocato un enorme balzo in avanti del commercio on line e ha reso di attualità il tema della innovazione digitale nonché necessario lo sviluppo di piattaforme internet dedicate alla compravendita. In merito è stato pionieristicamente avviato un progetto di marketplace digitale da parte dell’Ente Gestore torinese rivolto agli operatori di C.A.A.T., il che comporterà anche la necessità di innovazioni strutturali a servizio della logistica nel nostro Centro.
Queste sono solo alcune delle strade da percorrere per il futuro, le opportunità sono molte e gli imprenditori, con il supporto delle autorità territoriali e nazionali, devono essere in grado di cogliere per dare alla filiera dell’ortofrutta italiana il giusto valore, al cui centro sono e saranno i Mercati all’ingrosso ed i loro operatori.”