“L’economia italiana deve tornare a crescere e a creare più posti di lavoro per gli italiani. Per centrare l’obiettivo, è indispensabile un piano strategico per il sistema agroalimentare italiano”. E’ la proposta lanciata dal presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti (nella foto) nel corso dell’assemblea svoltasi a Roma. Un piano che non deve essere calato dall’alto, per il quale il presidente prevede una un percorso nuovo: “Partiamo dai territori e dalle imprese per raccogliere le istanze degli agricoltori”. Una sorta di “Stati generali”, da programmare in tutte le regioni, per stilare la lista delle priorità e degli obiettivi da raggiungere.
Si è parlato molto negli ultimi giorni di corpi intermedi, di rappresentanza, di élite.
“Noi non ci sentiamo per nulla una “élite”, ha sottolineato Giansanti. “Lo siamo solo se il discorso riguarda il mercato, gli investimenti, la creazione di posti di lavoro. Questo significa essere corpo intermedio al servizio delle imprese associate, con le quali stiamo costruendo un rapporto sempre più stretto”.
“Ecco perché non ci accontentiamo – ha detto – di avere il primato, sia pure importante, delle indicazioni geografiche e di qualità, se il valore delle nostre esportazioni di settore è inferiore a quello di Francia, Germania, Spagna e Paesi Bassi; né ci accontentiamo dell’aumento, certo importante, del nostro export, se crescono di pari passo le importazioni di materie prime. Noi abbiamo una visione più ambiziosa per l’agricoltura italiana. E vogliamo realizzarla. Anche perché, a livello europeo, i nostri più diretti concorrenti non stanno fermi”.
Digitalizzazione, intelligenza artificiale, genetica. Sono questi i temi su cui si concentra l’attenzione del presidente di Confagricoltura per progettare una linea d’azione condivisa tra pubblico e privato, consentendo anche alla ricerca di fare al meglio il proprio lavoro.
In questa direzione Confagricoltura si sta già muovendo con l’obiettivo di trasferire le migliori conoscenze ed informazioni agli agricoltori associati e far crescere la competitività delle loro imprese, anche in termini di sostenibilità ambientale.
L’attenzione del presidente si è, quindi, spostata sulla manovra di bilancio per il 2019 e sul contenzioso con le autorità di Bruxelles. “Dobbiamo riconoscere che il governo ha fatto significative aperture per evitare la procedura per debito eccessivo. Sarebbe difficile da comprendere, e da spiegare agli italiani, una bocciatura, che avrebbe anche un impatto assolutamente negativo sul sistema agroalimentare, con una perdita di fondi europei di almeno venti miliardi di euro.”
“Va dato atto al governo di aver ereditato dal passato una situazione difficile – ha continuato -. Ma se non si vuole continuare a procedere su una strada che si è rivelata sbagliata, occorre una strategia pluriennale per una crescita stabile e strutturale”.
“L’austerità a tutti i costi serve per far quadrare i conti – ha aggiunto – ma occorre una sapiente flessibilità per innescare lo sviluppo economico e ridare fiducia sul futuro”.
Sul tema delle infrastrutture, ha ricordato la presenza di Confagricoltura, a Torino, il 3 dicembre scorso, con le principali organizzazioni delle imprese italiane di tutti i settori, per esprimere il sostegno alla realizzazione della TAV Torino – Lione. E, più in generale, per sollecitare il rilancio degli investimenti infrastrutturali, che sono essenziali per lo sviluppo economico, e in particolare per l’agricoltura.
A preoccupare non è solo il dato quantitativo, ma anche il livello qualitativo delle nostre infrastrutture.
“Sono ancora troppe – ha evidenziato Giansanti – le aree agricole ad alto potenziale di sviluppo che sono frenate dalla mancanza di adeguate infrastrutture. Per esempio, l’utilizzo del digitale in agricoltura è un processo indispensabile. Un percorso che garantirà benefici che vanno dalla riduzione di costi, alla sicura tracciabilità e sostenibilità ambientale. E per permettere lo sviluppo del digitale in agricoltura è ineludibile lo sviluppo di infrastrutture adeguate, a partire dalla copertura della banda ultra larga.”
Per Confagricoltura sviluppo è sinonimo di lavoro, elemento distintivo e costitutivo del suo DNA (le aziende associate impegnano oltre 30 milioni di giornate di lavoro e la maggior parte degli impiegati e dei dirigenti agricoli) e quindi il presidente Giansanti nella sua relazione ha sottolineato l’eccessivo costo del lavoro, che rappresenta un limite rilevante alla competitività delle imprese. “Ci auguriamo – ha detto – che le intenzioni di intervento per ridurre il carico contributivo e fiscale diventino presto un dato di fatto”.
“Auspichiamo anche che i centri per l’impiego diventino più funzionali, per far incontrare finalmente in modo trasparente la domanda e l’offerta di lavoro. Ben venga manodopera italiana all’interno delle nostre imprese”.
Un altro tema affrontato dal presidente Giansanti nella sua relazione è stato quello dell’inadeguatezza del sistema burocratico. “Siamo oberati da adempimenti spesso inutili e controlli non esercitati unitariamente – ha detto -. Nel recente incontro al tavolo delle piccole e medie imprese abbiamo chiaramente detto che è venuto il tempo di intervenire decisamente su una anomalia italiana che limita la competitività delle imprese”.
Una insensibilità burocratica che in molti casi complica le già complesse regole comunitarie. Gli Enti Pagatori dovrebbero assicurare procedure snelle e tempi di erogazione delle risorse previste dalla PAC certi e celeri. Niente di tutto ciò avviene.