La Global Coalition of Fresh Produce ha pubblicato i risultati finali della seconda indagine sui costi e i ricavi dell’industria ortofrutticola mondiale, condotta nella primavera del 2024.
“Abbiamo condotto questa indagine come seguito di quella condotta dalla Coalizione nel 2023, quando i produttori e i commercianti di tutto il mondo stavano affrontando aumenti dei costi senza precedenti”, afferma Ron Lemaire (nella foto), presidente della Coalizione e presidente dell’associazione canadese dei produttori di frutta e verdura. “L’obiettivo di questa nuova indagine era quello di capire come si è evoluta la situazione nell’ultimo anno”.
Secondo il nuovo rapporto della Coalizione nonostante una certa moderazione degli aumenti dei costi registrati durante e subito dopo la pandemia di COVID-19, il settore continua a subire un aumento dei costi. Continua a dover fare i conti, infatti, con aumenti sostanziali dei costi di vari fattori produttivi, quali
materiali da costruzione (+56% su base annua), fertilizzanti (+33%), carburante (+31%), macchinari (+30%) e servizi di spedizione (+28%).
La maggior parte degli intervistati è riuscita ad aumentare i prezzi medi di vendita rispetto allo scorso anno. Tuttavia, la maggior parte di essi non è in grado di compensare completamente l’aumento dei costi per vari motivi, tra cui l’intensa concorrenza sui prezzi nel mercato dei prodotti freschi, il limitato potere d’acquisto dei consumatori e la mancanza di potere di contrattazione potere contrattuale con gli acquirenti. Il 76% degli operatori opera in pareggio o con profitto, rispetto all’81% nel 2023.
“Ciò che è preoccupante”, ha aggiunto Ron Lemaire, ”è che le tensioni finanziarie hanno influito sulla capacità degli operatori di investire in aree critiche come le attrezzature, l’innovazione e l’espansione, che sono tutte essenziali per la sostenibilità a lungo termine”.
Le prospettive rimangono scoraggianti, con le continue tensioni geopolitiche, l’impatto dei cambiamenti climatici e le persistenti pressioni inflazionistiche. Di conseguenza, una percentuale sostanziale di intervistati teme per la futura redditività economica delle proprie attività, con quasi il 70% che sta considerando la possibilità di chiudere entro i prossimi due o tre anni.
Sul fronte positivo, Ron Lemaire ha sottolineato che “il mercato è ottimista e l’industria ha dimostrato una grande resistenza nell’adattarsi alla crisi. Tuttavia il percorso verso una ripresa e una crescita sostenibili dipende dall’affrontare le questioni sistemiche che determinano l’aumento dei costi e dall’assicurare un adeguato sostegno agli investimenti a lungo termine e all’innovazione”.