IL FUTURO DEL RADICCHIO? “CONFEZIONATO E MARCHIATO CESPO PER CESPO”

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Si è tenuto ieri a Zero Brando (Treviso) il convegno “Il Radicchio di interroga sul suo futuro. Le dinamiche della filiera: dal campo, al mercato al consumatore”. Un appuntamento che è coinciso che l’avvio ufficiale della stagione del Radicchio di Treviso Tardivo IGP, una eccellenza che rappresenta ancora una nicchia nell’ambito della produzione nazionale di radicchio. “Ma non è sulla quantità né sul prezzo che si gioca la battaglia del Radicchio di Treviso – afferma Paolo Manzan, presidente del Consorzio di Tutela – pur in un mercato globale, abbiamo oggi l’opportunità di valorizzare al massimo il prodotto collocandolo nella gamma più alta dell’ortofrutticolo mondiale”.

I numeri presentati da Elisa Macchi del CSO Italy sono stati chiari: “Nel 2017 in Italia si sono prodotte 234mila tonnellate di radicchi su 13.700 ettari, di questi 7.700 sono coltivati in Veneto (64%). Un mercato da 60 milioni di euro che va in controtendenza rispetto al calo dei consumi ortofrutticoli: +7% il prezzo, +5% i consumi che corrispondono ad un +12% di spesa”. Ma se il radicchio piace agli italiani (e soprattutto alle famiglie venete che ne acquistano oltre 5 kg a stagione per una spesa media superiore ai 10 euro), il vero Radicchio di Treviso IGP rappresenta solo il 3% della quota venduta all’interno della grande distribuzione.

“Pur rappresentando in questo panorama solo alcune centinaia di tonnellate certificate l’anno – ha affermato Denis Susanna, direttore del Consorzio di Tutela – stiamo ponendo in atto alcune importanti azioni di valorizzazione: una revisione del disciplinare sul fronte delle rese per ettaro per riconoscere le migliori tecniche agricole, ampliamento dell’area di produzione e adeguamento del packaging. D’altra parte, stiamo portando avanti una grande operazione per il deposito del marchio Radicchio di Treviso anche nei Paesi extra UE, Usa, Canada, Russia, Svizzera, Giappone, Australia”. Mentre è in fase ormai conclusiva l’approvazione del nuovo disciplinare per il Variegato di Castelfranco IGP, il prossimo 21 novembre il consiglio del Consorzio vedrà in deliberazione una proposta di allargamento dell’IGP ai territori di: Castelfranco Veneto, Riese, Resana, Loreggia, San Zenone, Loria, Povegliano, Massanzago, Villanova di Camposampiero, Borgoricco e Santa Maria di Sala (tra le province quindi di Treviso, Padova e Venezia, portando da 17 a 28 i Comuni dell’area storica).

Presenti ieri i rappresentanti di due tra i più importanti marchi della distribuzione organizzata. “Da un anno il Radicchio di Treviso IGP è stato valorizzato all’interno della nostra linea “Fior Fiore” che raccoglie il meglio della produzione tipica italiana – ha spiegato Giuseppe Iasella, Coop Italia –. È stato un successo straordinario. Basti dire che il valore delle vendite di radicchi IGP in Coop è balzato in pochi mesi al 20% dei 13milioni totali. I produttori devono capire che si tratta di un patto con i consumatori che li impegna a garantire ogni giorno la qualità”. La penetrazione del prodotto anche sul mercato interno più migliorare ancora molto: oggi il 60% del prodotto è consumato nelle regioni del Nord, c’è tutto un Sud Italia da conquistare.

“Basta con la vendita di prodotto sfuso, il vostro prodotto è troppo delicato per la vendita self service e troppo pregiato per essere venduto in un banco indifferenziato – ha spiegato Sergio Fessia, responsabile ortofrutta di Eataly – servono packaging adatti, capaci di raccontare la storia del prodotto, di mettere in evidenza il valore aggiunto”. Il responsabile ortofrutta del colosso creato da Oscar Farinetti è stato quasi provocatorio: il futuro sarà il radicchio confezionato e marchiato singolarmente, cespo per cespo.

Arrivare con nuove e più accattivanti forme, più adatte alle moderne esigenze di consumo attraverso piccoli bauletti e vaschette, è una tendenza già in atto: “In questa stagione appena iniziata abbiamo già avuto richiesta per 400mila sigilli per confezioni da chilo e mezzo chilogrammo – ha evidenziato Susanna – è evidente che i nostri produttori stanno rispondendo alle esigenze della GdO per distinguere a prima vista l’IGP sugli scaffali dei supermercati. Perché il consumatore è pronto a spendere anche un po’ di più se ha certezza di qualità”.

Intanto si guarda già ad un 2018 nel segno dell’internazionalizzazione: il Radicchio di Treviso sarà infatti il prodotto simbolo del prossimo Macfrut, la principale fiera del settore ortofrutticolo nazionale e si aprono nuove opportunità verso grandi mercati. Non a caso ieri a Zero Branco era presente anche Federico Boscolo, di Royal Rose Cultiva azienda californiana che già produce radicchi (1.700 ettari) per il mercato USA che però guarda con interesse alla commercializzazione di radicchio di Treviso Made in Italy: “Il prodotto italiano ha un valore aggiunto straordinario per gli americani, siamo convinti che vi siano enormi potenzialità di sviluppo in questo mercato”.

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