Agricoltura di precisione, piattaforme digitali, le Tea-tecniche di evoluzione assistita e le nuove frontiere dell’agricoltura, come il vertical farming, “che consente di incrementare la produzione sia in termini di qualità che di quantità, richiede strategie mirate e investimenti adeguati per sbloccare il suo pieno potenziale”. Sono queste le priorità strategiche del Competiton Plan lanciato da Massimiliano Giansanti (nella foto), presidente di Confagricoltura e presidente del Copa-Comitato organizzazioni professionali agricole europee, nel corso dell’Assemblea invernale di Confagricoltura svoltasi al Palazzo della Cancelleria a Roma.
“Il Competition Plan” – ha detto Giansanti – è il nostro impegno per guidare il settore agricolo verso una nuova fase di competitività, in cui ogni decisione e ogni azione contribuiscano a creare valore, tutelare il territorio e rafforzare la posizione del nostro Paese nei mercati internazionali”.
Il tutto prende spunto dalla considerazione, più volte espressa dal presidente di Confagricoltura e neo-presidente Copa, che in Europa non si fa abbastanza per valorizzare i terreni agricoli come risorsa strategica e tutelare i produttori agricoli sul fronte del giusto reddito. Intanto il dibattito Mercosur, che ha trovato spazio anche nell’assemblea invernale Confagri, ha riportato in primo piano la questione delle distorsioni commerciali con cui deve fare i conti l’agricoltura europea, e sulle quali è necessario trovare contromisure anche perché, come ha sottolineato il presidente Giansanti, “sono i mercati globali a esprimere i prezzi e tendono a livellarli verso il basso”. Su cosa si può fare su questo fronte, il Corriere Ortofrutticolo l’ha chiesto al presidente di Confagricoltura e del Copa, considerato l’allarme lanciato dallo stesso Giansanti che nei negozi di Bruxelles l’uva che arriva dal Perù, nonostante le spese di trasporto, costa la metà di quella prodotta nella UE.
“Possiamo lavorare attraverso il controllo importante di ciò che arriva sul territorio – ci ha detto Giansanti – Non è solo una questione di reciprocità legata agli standard, ma anche di costi di produzione, perché, se in Perù riescono a produrre un buon prodotto che costa la metà del nostro, è chiaro che, alla lunga, quel prodotto andrà a sostituire il nostro. Dato che non possiamo permettercelo, dobbiamo individuare o strumenti di competizione per i nostri produttori o, al contrario, strumenti di dazio che non possano evidentemente creare vantaggi competitivi”.
– La nuova Commissione europea, secondo lei, è orientata a favorire la produttività degli agricoltori europei e intervenire a garantire il giusto reddito?
“Guardi, sono stato chiamato a essere presidente del Copa con un mandato chiaro: proteggere e preservare il reddito degli agricoltori, aumentare la produzione degli agricoltori europei, e dare una nuova spinta politica alla Commissione europea. Questo sarà il mio compito; se ci riuscirò sarò contento, se non riuscirò, me ne andrò a casa”.
– Intanto il Regolamento Imballaggi è arrivato al traguardo, quanto penalizzerà il settore ortofrutta?
“Sicuramente bisogna prevedere all’interno dell’Europa un sistema di regole che possa perequare, altrimenti diventa difficile accettare che ciò che viene fatto in Germania possa avere un vantaggio competitivo rispetto a ciò che viene fatto in Italia”.
Cristina Latessa