Ho postato su facebook due foto di ortofrutta a 0,99 €/kg esposta in un negozio etnico in centro a Bologna in questi giorni. Il mio commento era: “ Tutto a 0,99…che poi non è vero. Fruttivendolo ‘etnico’ in centro a Bologna. Prezzi molto bassi in assenza totale di indicazioni su provenienza e qualità. Negozio molto frequentato però”.
Si sono scatenate le reazioni e i commenti. Eccone alcuni. Giovanni Carretta: “Uno di sinistra direbbe: poverino, deve pur campare… se però fosse italiano si direbbe: è un evasore, dovete fermarlo… Vedremo oggi se l’Emilia Romagna vorrà provare a cambiare (anche se l’alternativa non mi sembra granché in tutta onestà) o no….”. Michele Milani: “Ne vedo parecchi anche nei mercati, saranno evidentemente prodotti che non arrivano dall’Italia, ma nemmeno dall’Europa, non sono sostenibili, eppure nessuno dei numerosi clienti si pone qualche dubbio. Se lui rivende a 99 cent, ha comprato probabilmente a 60 cent da un mediatore che avrà pagato 20 al produttore…”. Marco Felicani: “Aiutano a sconfiggere l’inflazione, fanno grossi acquisti cumulativi per più negozi al grido di “siamo tutti cugini”, sono sempre aperti. Non mettono l’indicazione della provenienza, e lì qualcuno dovrebbe vigilare ed elevare contravvenzioni, ma non è ortofrutta di primissima qualità (qualche difetto estetico lo si trova sempre) che può giustificare il prezzo da saldo perpetuo”. Flaviana Barbieri: “La gente non è più attenta sul cibo. Mangia tutto senza pensare alle conseguenze sulla salute”. Paolo Berardengo: “Capisco. Ma la gente pensa: per fortuna che esistono. Il prezzo basso non è detto che sia dovuto cattiva qualità, ma alla seconda scelta e specialmente alla loro deregolamentazione e alla loro minore esigenza di guadagno”.
Manuela Di: “Spesso al CAAB i bancali invenduti vengono addirittura regalati perché costerebbe smaltirli. Si tratta di frutta/verdura che non ha requisiti “estetici” adatti alla GDO oppure partite poco saporite o talvolta verdura/frutta che inizia ad andare a male a cui vengono tagliate le parti deteriorate. Da un lato meglio che ci sia anche questo mercato che permette di fare la spesa e evita li spreco”. Gloria Ciabattoni: “Io ho la fortuna di avere vicino a casa (abito in Valsamoggia) parecchi contadini che vendono i loro prodotto, certo la scelta è limitata alla,stagionalità ma la filiera è quasi sempre a km 0. Anche un’umile insalata ha sapore. I prezzi a volte sono superiori a quelli del supermercato (anche in stagione non ho mai pagato i pomodori da insalata meno di 5 euro al chilo, 4.50 per le zucchine sempre in stagione ma erano quelle piccole verdi fresche col fiore). Questo per dire che la qualità si paga. Poi capisco che per chi abita a Bo in città è improponibile andare a fare la spesa nell’hinterland”. Emilia Nardi: “Non pagano le tasse, personale al nero etc etc”.
Mio commento conclusivo: “Poca qualità, niente sostenibilità, pochi controlli, filiere incerte e complicate, dietro lo 0,99 c’è una guerra tra poveri in cui tutti ci rimettono. D’altronde per molti i prezzi dell’ortofrutta di qualità sono troppo alti, inaffrontabili. Così si riducono i consumi oppure si finisce allo 0.99…” (L. Frass.)