INCENDIO AL CONSORZIO CJO, I DIPENDENTI SCRIVONO AI SALVI: “PRONTI A RIPARTIRE”

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Quello scorso è stato un venerdì che non sarà dimenticato facilmente, con il magazzino del Consorzio Jonico Ortofrutticoltori di Eboli andato in fumo a causa di un tremendo incendio divampato in serata che ha distrutto lo stabilimento (leggi news). Momenti che gli operai del CIO, Consorzio Jonico Ortofrutticoltori, insieme ai soci del Consorzio, avranno impresso nella mente e nel cuore a lungo.

Proprio i dipendenti (un centinaio circa) hanno deciso di manifestare, dopo che il loro futuro è sembrato irrimediabilmente compromesso, solidarietà e vicinanza ai datori di lavoro con una lettera accorata.

“Cari Marco e Giuseppe Salvi (titolari del Gruppo Salvi di Ferrara, ndr), caro Antonio Costantino (presidente del CJO, ndr), caro Armando (Armando Ligi, direttore operativo del CJO, ndr), – scrivono cambiando da un inizio formale a uno più familiare per sottolineare i sentimenti che li hanno mossi – quello che è successo venerdì sera rimarrà impresso nei nostri occhi per sempre… quando ci hanno telefonato per dirci che il nostro magazzino stava prendendo fuoco, molti di noi hanno lasciato la cena sul tavolo e alcuni in pigiama e ciabatte si sono precipitati laggiù..”. E che vi fossero quasi tutti lo testimoniano le foto e i reportage della serata. In lacrime, impotenti di fronte alla devastazione.

“In quel magazzino non avevamo solo un lavoro – prosegue la missiva -. Quelle mura racchiudevano di più: momenti belli e brutti, sacrifici e a volte litigi, ma anche tante risate, tanti momenti allegri e spensierati attraverso cui una giornata a volte lunga di lavoro diventava leggera e trascorreva veloce. Alcuni di noi lì dentro ci sono cresciuti, sono arrivati che erano poco più che ragazzi e oggi sono uomini e donne, padri e madri con figli a casa. Altri una famiglia l’hanno costruita conoscendosi e lavorando insieme, ma di sicuro tutti noi una seconda famiglia l’abbiamo trovata li dentro”.
Eppure nessuna resa. Né tra gli operai che hanno promesso di impegnarsi ancora di più se solo verrà data loro una possibilità, né tra i soci del CJO. “Vogliamo mettercela tutta per riavere il nostro posto speciale. Questa lettera è un modo per farvi sentire la nostra vicinanza, anche se è poco, è il nostro modo di offrirvi il nostro aiuto, siamo pronti ad affrontare le difficoltà, ma voi non ci abbandonate. Grazie per quello che ci avete permesso di creare: il nostro piccolo ma grande e unito gruppo di lavoro, la nostra seconda famiglia”.
Nel capannone dell’Op Armonia a Battipaglia un primo gruppo ha ripreso a lavorare, con il sorriso e tanta buona volontà. La campagna delle fragole non si fermerà. “Sono, come tutti i soci, ottimista – ha spiegato il presidente Antonio Costantino -. Vedere questo primo gruppo tornare a lavoro e ricevere la lettera di tutti i dipendenti ci ha dato forza e coraggio da vendere. La campagna per le nettarine parte a fine maggio. Quindi abbiamo un po’ di tempo per trovare soluzioni. Ce la faremo”. Intanto sul fronte indagini tutto conferma che si è trattato di un incidente, forse innescato da un problema ad un macchinario utilizzato per la lavorazione dei kiwi, anche se manca ancora il rapporto finale dei vigili del fuoco.
Tranquillizzanti, finora, pure i primi dati raccolti dai tecnici Arpac, secondo cui i venti forti che spiravano verso sud e sud est avrebbero spinto lontano la nuvola di fumo per poi diradarla e stemperarne gli effetti. Al momento non ha voluto allentare la guardia il sindaco di Eboli che, pur tranquillizzando i cittadini, ha emesso un’ordinanza vietando il consumo di prodotti ortofrutticoli e frutta coltivata a cielo aperto per una settimana, in attesa di ricevere i dati definitivi, quelli delle centraline mobili installate lungo il perimetro dell’incendio. Stessa precauzione adottata anche da Battipaglia verso cui i venti hanno spinto il fumo. A preoccupare i cittadini, sul versante inquinamento, più delle pedane in legno, le cassette di plastica, molte delle quali stoccate ad una distanza tale che il fuoco le ha purtroppo raggiunte.

(fonte: La Città di Salerno)

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