È una corsa contro il tempo quella dell’Italia e dell’Europa per risolvere il “caso” delle nuove regole imposte dall’India su determinati prodotti ortofrutticoli freschi importanti e in particolare sulla richiesta di una certificazione non OGM che il Paese asiatico ha richiesto alle produzioni del Vecchio Continente.
Le nuove normative – che riguarda non tutta l’ortofrutta ma solo mele, fagioli, melanzane, meloni, prugne, peperoni e pomodori – entreranno in vigore dal prossimo primo di marzo. Secondo le ultime comunicazioni ufficiali giunte dall’India la data, è stato chiarito, è riferita alla partenza e non all’arrivo della merce. Quindi ci sono altri 15 giorni di tempo per gli esportatori per spedire via nave (con viaggi che partono di media una volta a settimana e che durano almeno un mese) i prodotti verso i porti di Mumbay, Calcutta o Chennai non senza qualche rischio, visti i tempi ristretti e le incognite non ancora del tutto risolte.
Il comparto più penalizzato è senza dubbio quello delle mele: basti pensare che solo nel 2020, inteso come anno solare, sono state inviate in India 21.600 tonnellate di prodotto e nel 2019 quasi 53 mila.
Le autorità preposte, comprese Assomela e CSO Italy, stanno lavorando al massimo per trovare una soluzione. La questione tuttavia sembra davvero un falso problema, così definito già alcune settimane fa da Marco Rivoira. È infatti risaputo che in Europa e nella stessa Italia non sono consentite le produzioni ortofrutticole (e non solo) geneticamente modificate e quindi renderebbe inutile la certificazione richiesta dall’India. Ad ogni modo i prossimi giorni saranno decisivi per capire se si riuscirà a sbloccare una volta per tutte la situazione, su cui anche Freshfel era intervenuta chiedendo, quasi un mese fa, soluzioni rapide all’UE.
Emanuele Zanini