Uno dei Paesi mediterranei più inclini all’agricoltura biologica è la Tunisia. Oggi il biologico è uno degli elementi su cui la nuova Tunisia, uscita dalla Rivoluzione dei Gelsomini, punta per lo sviluppo delle aree svantaggiate dell’interno, quelle non beneficiate dal turismo e dalle quali la rivolta ha raggiunto Tunisi e ha portato alla cacciata di Ben Alì.
Passando alla instaurazione della prima democrazia del Nordafrica (qualcuno dice del mondo arabo, ma il Libano ha un parlamento, è democratico).
Il governo transitorio, che vede alla responsabilità dei principali ministeri alcuni grandi saggi del Paese, di livello professionale e culturale internazionale, ha posto al centro dei piani economici la realizzazione di infrastrutture e di progetti produttivi nelle regioni dell’interno. Questi progetti non trascurano l’agricoltura e, in quest’ambito, lo sviluppo del biologico rappresenta un vero e proprio pilastro.
La Tunisia parte da una base già solida: è il secondo Paese africano per le produzioni bio con 285 mila ettari, 170 mila tonnellate, 33,5 milioni di euro di export. Ha agenzie di certificazione presenti nel Paese e una normativa assolutamente adeguata agli standard europei. Ma la Tunisia può fare di più, molto di più attraverso interventi di cooperazione internazionale, nei confronti dei quali è apertissima.
La piccola Tunisia ha terreni adattissimi alle colture biologiche e può rappresentare per il bio mediterraneo quello che la ancora più piccola Olanda (i due Paesi hanno superfici simili se si considera che il 40% della Tunisia è Sahara) rappresenta in Europa per le produzioni e il commercio degli ortaggi: un vero leader.
Quello che serve oggi ai tunisini è un sostegno internazionale serio, costruttivo perché la democrazia passa dallo sviluppo. E’ necessario mettere a punto progetti per lo sviluppo del bio nelle aree svantaggiate. Queste aree hanno un nome, i possibili partner locali sono pure identificabili. Per verificare le reali opportunità offerte a chi fa già bio in altri Paesi o semplicemente a chi vuole acquistare prodotti bio tunisini, un momento di incontro importante è rappresentato dal nostro Green Med Forum che si terrà a Tunisi dal 28 al 30 settembre prossimi (www.greenmedforum.eu): tre giorni di incontri, seminari e visite aziendali incentrati su qualità, logistica e investimenti, dove il biologico agricolo (datteri, agrumi, ortaggi) e agro-industriale (olio soprattutto) sarà un momento centrale di riflessione.
Antonio Felice
Copyright CorriereOrtofrutticolo.it su testo e foto. Il testo è utilizzabile solo citando la fonte: www.corriereortofrutticolo.it
INVESTIRE NEL BIO: LA TUNISIA CHIAMA
Uno dei Paesi mediterranei più inclini all’agricoltura biologica è la Tunisia. Oggi il biologico è uno degli elementi su cui la nuova Tunisia, uscita dalla Rivoluzione dei Gelsomini, punta per lo sviluppo delle aree svantaggiate dell’interno, quelle non beneficiate dal turismo e dalle quali la rivolta ha raggiunto Tunisi e ha portato alla cacciata di Ben Alì.
Passando alla instaurazione della prima democrazia del Nordafrica (qualcuno dice del mondo arabo, ma il Libano ha un parlamento, è democratico).
Il governo transitorio, che vede alla responsabilità dei principali ministeri alcuni grandi saggi del Paese, di livello professionale e culturale internazionale, ha posto al centro dei piani economici la realizzazione di infrastrutture e di progetti produttivi nelle regioni dell’interno. Questi progetti non trascurano l’agricoltura e, in quest’ambito, lo sviluppo del biologico rappresenta un vero e proprio pilastro.
La Tunisia parte da una base già solida: è il secondo Paese africano per le produzioni bio con 285 mila ettari, 170 mila tonnellate, 33,5 milioni di euro di export. Ha agenzie di certificazione presenti nel Paese e una normativa assolutamente adeguata agli standard europei. Ma la Tunisia può fare di più, molto di più attraverso interventi di cooperazione internazionale, nei confronti dei quali è apertissima.
La piccola Tunisia ha terreni adattissimi alle colture biologiche e può rappresentare per il bio mediterraneo quello che la ancora più piccola Olanda (i due Paesi hanno superfici simili se si considera che il 40% della Tunisia è Sahara) rappresenta in Europa per le produzioni e il commercio degli ortaggi: un vero leader.
Quello che serve oggi ai tunisini è un sostegno internazionale serio, costruttivo perché la democrazia passa dallo sviluppo. E’ necessario mettere a punto progetti per lo sviluppo del bio nelle aree svantaggiate. Queste aree hanno un nome, i possibili partner locali sono pure identificabili. Per verificare le reali opportunità offerte a chi fa già bio in altri Paesi o semplicemente a chi vuole acquistare prodotti bio tunisini, un momento di incontro importante è rappresentato dal nostro Green Med Forum che si terrà a Tunisi dal 28 al 30 settembre prossimi (www.greenmedforum.eu): tre giorni di incontri, seminari e visite aziendali incentrati su qualità, logistica e investimenti, dove il biologico agricolo (datteri, agrumi, ortaggi) e agro-industriale (olio soprattutto) sarà un momento centrale di riflessione.
Antonio Felice
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