Negli Stati Uniti il fresh cut perde quote in volume ma mostra buoni fondamentali, anche perché i rapporti di filiera sono più “easy” che in Italia. Dove, presto, potrebbero attecchire alcune tendenze ormai consolidate nel mercato a stelle e strisce.
Sono le 20 di giovedì sera, le 11 del mattino in California, e dall’altro capo del telefono Andrea Montagna (nella foto), CEO di Bonduelle Fresh Americas, ci parla di trend e prodotti-servizio con la consueta accuratezza e precisione.
Primo argomento: l‘inflazione, che a settembre negli States è risultata dell’8,2% dopo l’8,3% di agosto. “Il boom dei prezzi qui, è partito prima che in Italia, e ora ha raggiunto il punto più alto degli ultimi 40 anni. Questo significa che nessuno, tra chi è in età lavorativa, ha mai sperimentato un’inflazione del genere: una sfide importante per il retail e per l‘industria di IV Gamma”.
Come vengono gestiti gli aumenti nella supply chain?
“Quando, a gennaio, le aziende sono andate a trattare con i referenti della GDO, questi non si sono opposte alle richieste di aumento, perché il trend era evidente. E si è verificata una sostanziale trasposizione degli aumenti al consumo in termini percentuali. L’inflazione, per le catene distributive, ha avuto un doppio effetto: il riconoscimento di un adeguamento ai produttori da un lato e la necessità di coprire i maggiori costi vivi dall’altro, ha impattato sui listini, lievitati in modo significativo”.
Il mercato ne ha risentito?
“Il mercato è cresciuto a valore, ma è calato a volume per la prima volta nella sua storia. L’aumento dei costi ha colpito soprattutto le referenze a maggior valore aggiunto come le ciotole. Del resto, alcuni ingredienti sono diventati molto cari: il prezzo del pollo ad esempio è salito del 70% in soli sei mesi, con inevitabili ripercussioni sui quei prodotti servizio che lo utilizzano”.
Qualche prezzo e dato, per farsi un’idea?
“Le ciotole, prima dell’impennata dell’inflazione, costavano nei punti vendita mediamente tra 3,49 a 3,99 dollari, ora sono stabilmente sopra i 4 dollari, tra 4,30 e 4,60 circa. A livello macro, il mercato di IV Gamma statunitense vale 8,2 miliardi di dollari l’anno; da gennaio al primo agosto, ha guadagnato il 4% a valore perdendo però il 4% a volume sullo stesso periodo del 2021. Le ciotole, che valgono 900 milioni di dollari, nell’anno terminante a settembre hanno messo a segno invece un +6% in volume e un +2,4% a valore”.
Le prospettive?
“L’inflazione dovrebbe stabilizzarsi, ma non si tornerà ai livelli precedenti. Anche per i costi delle materie prime ci si attende un plafonamento senza però recuperare i livelli di 8 mesi fa. Il punto importante da tenere in considerazione, tuttavia, è che il consumatore americano, dopo 5-6 mesi di riluttanza, si sta adeguando, sta per abituarsi a questa situazione. Che qualcuno, semplificando, riassume così: ‘Ten dollars will be the new five’. Insomma, con 10 dollari si compra ciò per cui prima ne bastavano 5”.
Cosa taglia, di conseguenza, il consumatore?
“Compra meno prodotti biologici, ad esempio, ma conferma l’attenzione alla dieta healty. E il fatto che salubrità dei prodotti e valore del servizio siano ancora oggi molto considerati, è confortante: i fondamentali della IV Gamma restano solidi”.
Cosa può imparare l’Italia dalle vicende d’Oltreoceano e cosa può aspettarsi, nei prossimi mesi, guardando agli USA?
“Negli ultimi anni, come hanno fatto presente recentemente anche importanti player italiani richiamando l’esempio statunitense, c’è stata una concentrazione di aziende del fresh produce americano, si è andati verso una riduzione di player a fronte di un mercato comunque molto ampio e diversificato. Lo spazio nei punti vendita per il fresh cut resta notevole ma oggi più che mai, per trovare ospitalità sugli scaffali, serve vera innovazione: una innovazione che deve basarsi su un forte elemento di ricerca tra i consumatori. Anche perché c’è meno manodopera che lavora e gestisce il prodotto, nei campi che nei punti vendita, per cui è fondamentale garantire una rotazione veloce. La vera innovazione, la qualità garantita, potranno diventare un elemento di selezione virtuosa anche in Italia. E’ questo il trend del futuro”.
La mancanza di personale, qualificato e non, è dunque un problema sentito anche negli USA?
“Sì. C’è da dire che insieme all’inflazione è lievitato anche il livello degli stipendi, l’entry level per la manodopera base è passato da 11 a 16 dollari circa. Ciò ha aiutato a preservare almeno in parte la capacità di spesa, ma rimane difficile trovare figure qualificate”.
Mirko Aldinucci
mirko.aldinucci@freshcutnews.it
(fonte: Freshcutnews.it)