Per il futuro del kiwi non esiste solo un’unica soluzione ma devono essere attivate un insieme di azioni. A partire da maggiori investimenti su scienza e sperimentazione per un rinnovo varietale più tollerante a malattie, moria e cambiamenti climatici, si deve attuare nel tempo un’attenta verifica dei portinnesti e delle loro finalità, adottare coperture contro grandine eccesso di piogge e freddo e seguire buone prassi agricole.
Questo, in sintesi, quanto emerso durante il convegno “Quale futuro per il kiwi a Verona. Varietà a confronto” svoltosi nei giorni scorsi a Bussolengo (Vr) a cui hanno partecipato oltre 300 agricoltori e produttori e in cui sono emerse problematiche e soluzioni possibili a supporto della coltivazione di actinidia che ancora oggi rappresenta un settore strategico per la frutticoltura italiana e scaligera.
L’incontro, moderato dalla giornalista Ada Sinigalia, è stato organizzato dai Comuni di Bussolengo e Pescantina e dalla Fondazione prodotti agricoli di Bussolengo e Pescantina con il supporto della Valpolicella Benaco Banca.
Dopo i saluti introduttivi dell’assessore all’agricoltura del Comune di Bussolengo Giovanni Amantia che ha ricordato: “Questo trentesimo convegno è un traguardo significativo per la nostra Amministrazione ed è un segno tangibile dell’importanza che ha l’agricoltura nel nostro territorio. Attraverso incontri e discussioni come queste possiamo offrire agli agricoltori aggiornamenti e indicazioni utili per la loro attività”.
Gianluca Fugolo, presidente della Fondazione prodotti agricoli di Bussolengo e Pescantina ha evidenziato la rilevanza che il kiwi ha rappresentato nella provincia veronese da un punto di vista agricolo e commerciale. “Se vogliamo – ha sottolineato Fugolo – che il kiwi sia ancora una coltura redditizia per il nostro territorio, dobbiamo essere aggiornati e pronti a eventuali cambiamenti”.
Guglielmo Costa, già docente all’Università di Bologna, nel suo intervento ha illustrato a che punto è arrivata la scienza e la sperimentazione nello studio dell’actinidia mostrando ai presenti le diverse varietà e portinnesti oggi sul mercato. L’esperto ha sottolineato che “la situazione del kiwi in Italia è problematica. Dopo un periodo in cui era presente un’unica specie esente da malattie, l’Hayward a polpa verde, che nei primi anni di coltivazione ha dato redditi elevati agli agricoltori, si sono realizzati molti impianti tanto da far diventare l’Italia il primo paese del mondo. Oggi c’è la Cina che copre oltre il 50% della superficie mondiale. Dopo diversi anni sono comparsi una malattia (Psa) che ha falcidiato diversi ettari italiani e una sindrome – la moria – che con un insieme di concause fa morire la pianta”. “Oggi – ha continuato Costa – ci sono diverse varietà di kiwi a polpa gialla e a polpa rossa che il mercato apprezza molto e che stanno prendendo il posto di quella a polpa verde ma che sono più sensibili alla malattia Psa. Il futuro è problematico: bisogna riuscire a creare una varietà, e quindi speriamo nelle tecniche di miglioramento genetico avanzato, resistente o meglio più tollerante alla malattia Psa che ha diverse varianti”.
Di varietà di kiwi a polpa gialla ne ha parlato Giampaolo Dal Pane del Consorzio Dori Europe e di Dal Pane Vivai che, nella relazione “Il futuro del kiwi tra innovazione e rischi. Il progetto Dori”, ha mostrato diversi casi di coltivazioni ed evidenziato costi e benefici di nuovi impianti. Massimo Ceradini di Ceradini Group con l’intervento “Il modello Jingold: coltivare kiwi giallo con un progetto collaudato” ha a sua volta illustrato le potenzialità e i risultati di diverse varietà di kiwi a polpa rossa, gialla e verde oltre alle prospettive del mercato.
Ugo Palara, responsabile tecnico di Agrintesa nelle conclusioni ha sottolineato: “Questo comparto produttivo rischia di perdere la leadership. Si parla molto di innovazione varietale, che è una delle strade per pensare al futuro del settore, ma dobbiamo porre l’accento anche su altri aspetti come la gestione agronomica e la ricerca di maggiore adattabilità ai cambiamenti climatici. Il kiwi, come altre piante da frutto, non è in grado, se non attraverso diverse soluzioni, di affrontare situazioni ambientali difficili. Dobbiamo lavorare intensamente con la ricerca su tanti campi, a partire da quello varietale, per ridisegnare e ristrutturare il settore e dare un futuro ai tanti coltivatori di kiwi in Veneto e in Italia”.