La Costiera, storica azienda di Fondi (Latina), leader nella commercializzazione di limoni, è da tre anni nel comparto del bio. Per la prima volta al Biofach, si mostra attenta alle nuove tendenze e pronta a coglierne le opportunità. Il punto della situazione con Ferdinando Vinaccia (nella foto).
Cosa rappresenta per voi il biologico e come procede la stagione attuale?
‘Attualmente la nostra produzione bio è pari al 10% dell’output totale di limoni, ovvero circa 500 tonnellate, raccolte per il 95% in Sicilia e per il 5% a Sorrento. Al contrario di quanto avviene per le vendite del convenzionale, il mercato di riferimento dei nostri limoni biologici è quello estero (Regno Unito, Francia, Germania e Olanda in primis), mentre l’Italia ne assorbe appena il 20%. La stagione 2017/18 si è aperta con qualche difficoltà a causa della mancanza di prodotto (limone Primofiore) nei mesi di ottobre e novembre conseguente all’eccessivo caldo delle settimane precedenti che ha ritardato la maturazione. Al gap di fornitura dei mercati, prontamente colmato dalla Spagna, ha fatto seguito un inevitabile accavallamento di prodotto con immediate conseguenze sui prezzi. Ad oggi la situazione si è stabilizzata e per i prossimi mesi, con gli ultimi stacchi di Primofiore e per le varietà Maggiolino e Verdello, tutto fa ben sperare in una campagna soddisfacente’.
Quali sono i piani di sviluppo in questo settore?
‘Qui al Biofach abbiamo presentato la nuova linea di limoni bio, varietà Primofiore, con buccia edibile, confezionata in pratiche retine da 500 grammi o in cartoni da 4 kg. L’interesse è stato notevole, soprattutto tra i buyer esteri. Questo per noi è davvero importante poiché il nostro obiettivo, nel prossimo futuro, è implementare l’export, incrementando la nostra presenza sui mercati del Nord Europa’.
Quali sono, se ci sono, le criticità da superare per raggiungere tale obiettivo?
‘Per ora non ci sono particolari difficoltà. Lo spauracchio tuttavia è rappresentato dalla Spagna. Negli ultimi anni sono entrati in produzione impianti dapprima in conversione e altri lo saranno a breve. Il rischio è lo stesso che si presenta in tutti gli altri comparti ortofrutticoli: quando la Spagna si muove fa paura. Il problema non è dato dalla qualità, anzi, su quello siamo forti. La questione riguarda gli elevati costi di produzione sostenuti dal produttore italiano, che ne provocano una pesante perdita in termini di competitività sui diversi mercati. Avremmo bisogno di maggior appoggio dalle Istituzioni e dalla Politica, solo con il loro aiuto possiamo sperare di rimanere competitivi contro gli spagnoli’.
Chiara Brandi
Norimberga
(fonte: Greenplanet.net)