Dietro al nuovo record messo a segno dalla marca del distributore nel 2024, dopo il picco storico già raggiunto l’anno prima, “c’è equilibrio costruito nel tempo tra qualità, prezzo e sostenibilità che i prodotti a marchio non riescono a eguagliare, perché il frutto di una collaborazione duratura con le Pmi fornitrici che si traduce in una equa ripartizione del guadagno lungo la filiera a monte e in un risparmio per le famiglie consumatrici a valle”.
Così Mario Lusetti, presidente di Adm, Associazione della distribuzione moderna, spiega a IlSole24Ore perché i prodotti a insegna del distributore continuano a crescere, mentre i consumi e il Pil dell’Italia languono, e perché a sua volta Marca, il salone specializzato che Adm organizza assieme a BolognaFiere, registra un nuovo record per la ventunesima edizione che si aprirà il prossimo 15 gennaio nel quartiere Michelino, con una impennata di aziende espositrici e di presenze internazionali.
La Mdd, marca del distributore, ha raggiunto un fatturato di 26,6 miliardi di euro nei primi undici mesi del 2024, secondo le elaborazioni di Circana, con un incremento in valore del 2,4% rispetto al 2023 (e +35,4% rispetto al 2019), grazie al combinato disposto di maggiori volumi di vendita (+3,3%), della spinta alle attività promozionali (+0,6 punti) e di una riduzione dei prezzi.
Le private label si confermano dunque un pilastro portante della distribuzione moderna, per la quale generano il 30% del business e sono destinate ad aumentare ulteriormente il proprio peso abbracciando una gamma sempre più ampia di categorie merceologiche anche nell’alto di gamma e nel non-food.
“Dalla pandemia in avanti abbiamo assistito ad un’impennata dei prezzi, per i rincari di energia e materie prime e per i disastri climatici e logistici, giustificata e giustificabile solo in una prima fase – spiega Lusetti al Sole -. dal 2023 in poi è in virtù dei rapporti pluriennali costruiti con i fornitori dei prodotti a insegna che abbiamo potuto ragionare sul costo della materia prima, del packaging e sulla distribuzione dei margini lungo la filiera. Con i produttori a marchio questo dialogo non è stato possibile. I comportamenti predatori in fasi storiche di altissime contraddizioni come l’attuale hanno vita breve”. Cambiare ogni anno fornitori avrebbe un costo altissimo per la Gdo “e non potremmo rispondere di fronte al consumatore della qualità di prodotti che vendiamo con l’immagine della catena distributiva. Investiamo 6 milioni di euro ogni anno in controlli continuativi su aziende e prodotti – precisa il presidente di Adm – è nostro interesse primario avere rapporti duraturi e trasparenti con le aziende partner”.
Le prime anticipazioni del Position paper che Thea – The European House – Ambrosetti presenterà il prossimo 13 gennaio a Milano (e approfondirà poi in occasione del convegno inaugurale di Marca, il 15 gennaio a Bologna) confermano la strategicità della Mdd per la sostenibilità non solo della distribuzione moderna ma dell’intera filiera agroalimentare. Nel suo complesso, il settore genera in Italia 208 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 10% del Pil, considerando il valore diretto (oltre 27 miliardi di euro) e la filiera indiretta (181 miliardi di euro) e contribuisce a oltre 3 milioni di posti di lavoro con elevati tassi di occupazione giovanile (20%), femminile (65%) e a tempo indeterminato (89%), oltre ad assicurare benefici sia ai consumatori sia ai produttori.
I prodotti Mdd hanno fatto risparmiare alle famiglie 20 miliardi in 4 anni
I prodotti Mdd, ricorda ancora il Sole24ORe hanno infatti permesso alle famiglie italiane di risparmiare, dal 2020 ad oggi, 20 miliardi di euro complessivi, pari a circa 150 euro l’anno per famiglia, garantendo allo stesso tempo elevati standard di qualità e sicurezza alimentare. Mentre le aziende produttive, perlopiù Pmi, che alimentano il proprio giro d’affari per oltre l’80% grazie a prodotti a marchio del distributore, hanno registrato un aumento medio del fatturato dell’8,5% tra il 2015 e il 2023, ben oltre la media dell’industria alimentare (+3,9%). E nello stesso periodo hanno aumentato l’occupazione del 5,5% e il valore aggiunto del 9,3%.
Cruciale è anche il ruolo che la distribuzione moderna svolge sul versante ambientale, non solo e non tanto per la riduzione delle emissioni dirette di gas serra (-30% negli ultimi dieci anni per ogni euro di fatturato generato) ma per la capacità di influenzare e trainare scelte green di tutta la catena di fornitura, lungo la quale si genera il 95% delle emissioni di un prodotto sullo scaffale. Sostenibilità che per la Mdd si amplifica diventando tracciabilità dei prodotti, imballaggi ecologici, certificazioni Esg e capacità di sviluppare continuativamente prodotti innovativi a prezzi competitivi.
Lusetti: “potenzialità di crescita ancora enormi”
“Le potenzialità di crescita sono ancora enormi”, afferma Lusetti partendo dal fatto che in Italia è ancora basso il peso della marca del distributore (30%) rispetto a Paesi come Francia, Germania e Regno Unito, dove supera già il 50%.
“La nostra sfida è combinare qualità e convenienza, come accade in Nord Europa dove la Mdd è quasi sempre sinonimo di primo prezzo – conclude il presidente – ma valorizza il Made in Italy e i prodotti premium, per rispondere alle esigenze più sofisticate dei consumatori italiani, che cercano prodotti sostenibili e di alto valore aggiunto, e per creare opportunità di sviluppo per le Pmi locali”.