LA MEGA TRUFFA DEL BIO: LA LEZIONE DEL GATTO CON GLI STIVALI

Condividi

La convulsa giornata di martedì seguita ai 7 arresti della Guardia di Finanza di Verona e alle notizie diffuse dalle stesse Fiamme Gialle sulle società coinvolte e sulle dimensioni della truffa (leggi news) ci pongono, non per la prima volta, davanti ad alcune riflessioni di fondo che riguardano in particolare le reazioni del settore biologico quando esso si trova, diciamo così, ‘sotto attacco’.

Quando anni fa Greenplanet denunciò, per un caso ancora una volta partito da un’azienda della provincia di Verona, una vasta truffa che, guarda un po’, riguardava il settore delle farine e le importazioni dalla Romania, ci fu una strana reazione nei nostri confronti, ovvero nei confronti di chi svolge un’attività di informazione al servizio di un settore in cui crede e al servizio di un consumatore che va convinto a consumare biologico ma che va, ancora prima, tutelato dagli imbrogli degli squali che cavalcano la moda del biologico e le debolezze del settore o meglio della filiera bio, per fare i propri sordidi affari. Ci fu una reazione di difesa.

Martedì la reazione è stata più evoluta e complessa e tuttavia, ancora una volta, nessuno ha detto, esplicitamente, che nel biologico c’è bisogno di fare pulizia. Nessuna azienda ha denunciato, spontaneamente e pubblicamente, di avere comperato farine dalla Sunny Land SpA per fare biscotti e altri prodotti biologici. Eppure la Sunny Land ha venduto tonnellate di farine e altre materie prime a tante aziende bio italiane (certe materie prime comperate in Romania, anche quando sono autenticamente bio, costano meno che in Italia, quindi rifornirsi in certi paesi è pratica diffusa).

Tante telefonate private, tanto pubblico silenzio. Ricordate come si sono comportate case automobilistiche come la Toyota, la Mercedes, la Audi quando si sono accorte di aver messo in commercio auto con pezzi difettosi? Hanno rimediato con una pubblica informazione e con un ricambio gratuito dei pezzi difettosi se non con il cambio delle auto (la Toyota ritirò 2 milioni 300 mila automobili difettose solo nel gennaio 2010).

Ora, non ci risulta che vi siano comportamenti del genere in un settore ‘puro’ come il bio. Perchè? Forse si preferisce aspettare che la buriana passi? L’esempio, forse, lo dovrebbero dare i rappresentanti di settore chiedendo esplicitamente ai propri associati di avere più coraggio nel denunciare ciò che non va. Si farebbe così del male all’immagine del settore? No, si farebbe l’esatto contrario: si farebbe del bene. Non vorremmo pensare che nella nicchia del bio si è già prodotta una casta che pensa a difendere il proprio ruolo, i propri interessi, il quieto vivere, giocando sulla difensiva.

Antonio Felice



 

Clicca su questo link per vedere il video e il commento della conferenza stampa di ieri alla Guardia di Finanza di Verona

Sfoglia ora l'Annuario 2024 di Protagonisti dell'ortofrutta italiana

Sfoglia ora l'ultimo numero della rivista!

Join us for

ISCRIVITI ALLA NOSTRA NEWSLETTER QUOTIDIANA PER ESSERE AGGIORNATO OGNI GIORNO SULLE NOTIZIE DI SETTORE