“Il lavoro agricolo non può più essere sfruttato. Chiediamo subito la convocazione della Sezione territoriale del lavoro agricolo di qualità”. Antonio Ligorio (nella foto), segretario generale della Flai Cgil Puglia, interviene con forza sulla scoperta di irregolarità in due aziende agricole a Turi. In queste aziende, dove si raccoglie una delle nostre produzioni più pregiate, le ciliegie, oltre la metà dei braccianti sarebbero risultati privi di un contratto di lavoro regolare.
“Questo è solo l’ultimo di una lunga serie di episodi che testimoniano un sistema di sfruttamento che continua a permeare il settore agricolo” continua Ligorio. L’operazione dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Bari ha portato alla denuncia di due imprenditori agricoli per gravi violazioni, tra cui la mancata formazione dei lavoratori e il non rispetto delle normative sulla sicurezza sul lavoro.
“Non possiamo più tollerare che i diritti dei lavoratori vengano calpestati in un settore che dovrebbe rappresentare l’eccellenza del nostro paese” spiega il sindacalista, evidenziando come le violazioni accertate non siano un caso isolato, ma la prova di un sistema marcio che va cambiato. L’impegno della Flai Cgil Puglia è chiaro: fermare lo sfruttamento e garantire che le nostre eccellenze, come le ciliegie di Turi, non siano il risultato di condizioni di lavoro indegne e illegali. “Il caso delle irregolarità emerse a Turi dimostra ancora una volta che è urgente un cambiamento” commenta Gianluca Susca, segretario generale della Flai Cgil Bari. “È inaccettabile che ci siano aziende agricole che continuano a sfruttare i lavoratori, ignorando i diritti fondamentali”. L’episodio conferma l’urgenza di un intervento deciso. Per questo, il sindacato invita tutti a partecipare al referendum del 8 e 9 giugno su cinque punti cruciali per la tutela dei diritti dei lavoratori agricoli. “Questo referendum – conclude Ligorio – è una tappa fondamentale per fermare lo sfruttamento e restituire dignità a chi lavora nei campi. Ogni voto a favore di questi 5 punti rappresenta un passo verso un’agricoltura più giusta e rispettosa dei diritti di tutti”.