Nel 2022 il contributo di Lidl al PIL nazionale è stato di 7,2 miliardi di euro, circa lo 0,4% e l’impatto è forte anche nella filiera dell’ortofrutta. E’ quanto è emerso dal “Bilancio di impatto socio economico di Lidl in Italia”, realizzato da The European House Ambrosetti e presentato oggi a Milano.
“Lidl è un’azienda solida, in un settore importante per l’economia del Paese – ha sottolineato Massimiliano Silvestri (nella foto), presidente di Lidl Italia – può fare molto per occupazione, generazione di reddito, investimenti. Negli anni il nostro impatto economico sull’economia del Paese è cresciuto; abbiamo commissionato ad Ambrosetti uno studio per misurarlo”.
Il rapporto dimostra come l’insegna abbia ottenuto performance migliori rispetto alla grande distribuzione e ai primi 10 player del settore. In particolare, i ricavi hanno raggiunto nel 2022 6,7 miliardi di euro, con un tasso di crescita medio annuo del 9,1% nel decennio 2013-2022, contro il +1,6% annuo della gdo nel suo complesso. Nello stesso tempo l’occupazione è cresciuta dell’8,8% annuo.
Per il prossimo triennio 500 milioni all’anno per sviluppare la rete. Piattaforma a Cagliari
“Grazie a questa crescita – ha commentato Valerio De Molli, managing partner e CEO di The European House Ambrosetti – Lidl è ora al 7° posto tra le catene distributive in Italia”.
La crescita è stata sostenuta dagli investimenti per l’apertura di nuovi punti di vendita (proprio nel 2024 si completerà la copertura di tutte le Regioni italiane, con i due store che apriranno entro l’anno in Basilicata), di centri logistici e l’ammodernamento di quelli esistenti. Lidl negli 10 anni ha incrementato gli investimenti del 12,9% annuo, grazie anche a una politica di non distribuzione dei dividendi e di reinvestimento di tutti gli utili. “Per il prossimo triennio – ha anticipato Silvestri – abbiamo previsto 500 milioni all’anno per lo sviluppo della rete e il consolidamento della presenza in Italia. A settembre apriremo una piattaforma logistica in Sardegna, nei pressi di Cagliari”.
Molto interessante è la ricaduta economica per le filiere con cui Lidl collabora. Nel 2022 ha acquistato beni e servizi per 6,2 miliardi di euro. “I fornitori storici di Lidl, con rapporti almeno quinquennali con l’insegna – ha commentato De Molli – hanno aumentato complessivamente di 11,4 miliardi di euro i loro ricavi nel quinquennio 2018-2022, in media +27,7 milioni l’uno. Il loro valore aggiunto è cresciuto di 559,6 milioni di euro (+1,4 milioni ciascuno in media) e l’occupazione di oltre 3.000 unità. E più della metà di questi fornitori sono piccole e medie imprese”.
Fondamentale puntare sull’ortofrutta, protagonista anche nell’export
Tra questi, i produttori ortofrutticoli hanno un ruolo di rilievo. “In tempi in cui si parla di sostenibilità e sana alimentazione – ha precisato Silvestri – puntare sull’ortofrutta è essenziale. Anche in questo reparto cerchiamo di garantire il giusto rapporto qualità prezzo per i consumatori, costruendo nel contempo partnership vantaggiose anche peri i fornitori. La catena del valore funziona, se funziona anche per loro”.
Il ruolo dell’ortofrutta è protagonista anche dell’export per Lidl. “Il fatto di essere parte di un network che è il primo retailer europeo – ha sottolineato – ci permette di essere volano di export per l’agroalimentare italiano. Siamo molto orgogliosi e fieri di ciò”.
Una parte degli acquisti di prodotti alimentari italiani realizzati da Lidl Italia rifornisce gli scaffali dell’insegna all’estero, per un valore che nel 2022 è stato pari a 2,4 miliardi di euro, il 4,5% dell’export del food&Beverage italiano. “Il 24% di tale valore – ha sottolineato De Molli – è rappresentato da frutta e verdura, per 550 milioni di euro, che rappresentano il 13% delle esportazioni totali del Paese”.
Grazie all’effetto moltiplicatore attivato da Lidl sulle filiere ad esso collegate, Lo studio Ambrosetti ha calcolato che nel 2022 Lidl Italia ha generato un valore aggiunto sul sistema Paese pari a 6,4 miliardi di euro, cui vanno aggiunti quasi 800 milioni di gettito IVA. “La somma – ha concluso De Molli – è pari allo 0,4% del PIL Nazionale, più dell’intero settore siderurgico”.
Elena Consonni