Cresce la competizione di kiwi e mele greci sul mercato polacco già colonizzato dai prodotti spagnoli in passato, soprattutto agrumi e verdure.
Il prezzo è il fattore che fa guadagnare terreno ai produttori ellenici ma è determinante anche la struttura distributiva del mercato ortofrutticolo nazionale dominato sostanzialmente da un grande big retailer, Jeronimo Martins che – con la sua catena di store Bedronka ed una flotta di quasi 3mila punti vendita in tutto il Paese – detiene una quota di mercato nel trade ortofrutta che sfiora il 70%, seguito, al secondo posto dalla catena discount tedesca, Lidl.
In questo quadro, il prodotto italiano sta perdendo quote in Polonia a causa della sua poca competitività proprio sui prezzi che regolano gli acquisti di un Paese fortemente orientato al risparmio e senza una cultura agroalimentare particolarmente marcata che spinga verso valori di salubrità e qualità propri dell’ortofrutta.
Per converso la Grecia cresce anche grazie alla forte accelerata data, negli ultimi anni, al proprio settore primario l’ha portata ad arrivare oggi sui mercati internazionali con prodotti di buona qualità, bene imballati e a prezzi nettamente inferiori.
È questa la fotografia del mercato Est-europeo più in crescita, emersa nel corso di The Rome Table, l’evento B2B unico nel suo genere organizzato dall’agenzia Omnibus con una cordata di partner che rappresentano i principali player del settore ortofrutticolo italiano.
“Lo spazio dove può al momento giocare l’Italia – ci spiega Kinga Materska (nella foto di apertura), marketing manager di Fresh World, importatore ortofrutticolo legato al mercato all’ingrosso di Bronisze, uno dei più grandi e più importanti in Polonia, situato a venti minuti di auto da Varsavia – è quello dato dalle eccellenze tipiche del Belpaese, come i fichi d’India, l’arancia rossa oppure l’uva. Importanti anche le novità di prodotto che vengono ricercate dal canale degli store specializzati in alta qualità. Questa tendenza è legata allo sviluppo del potere di acquisto della popolazione. Attualmente i più abbienti rappresentano mediamente, su scala nazionale, il 10% della popolazione ma nelle capitali, come Varsavia, si può arrivare anche al 40%”.
Negli ultimi cinque anni, il mercato F&V polacco ha avuto un’accelerata fortissima, tuttavia la crescita presenta non pochi rischi, secondo Łukasz Wolski di QFresh che ci spiega che il rischio è rappresentato dal fatto che “il mercato potrebbe non essere ancora maturo. I consumatori polacchi solo da poco iniziano a chiedersi cosa c’è dietro ogni prodotto, a guardare le etichette e, fino ad ora, solo le catene più importanti, si stanno organizzando per fornire delle risposte. Nella maggior parte dei casi, i polacchi sono consumatori tradizionalisti e risparmiatori. Cercano, cioè, di avere i prodotti a cui sono abituati, al minor prezzo possibile. Quello che manca e che servirebbe per assecondare la crescita, è un percorso di educazione alimentare verso prodotti nuovi per creare il substrato culturale necessario per lo sviluppo di un mercato premium. Il nostro ruolo di buyer è quello di seguire le evoluzioni del mondo produttivo come ad esempio la crescita delle superfici italiane coltivate a limone e lime che tra qualche anno potranno rappresentare un’alternativa interessante alla Spagna”.
Accanto alle mele e ai kiwi, che restano in ogni caso il cavallo di battaglia dell’Italia sul mercato polacco, si affaccia sulla piazza est-europea anche la produzione nostrana di frutta esotica come mango e avocado. “La crescita di questa domanda – afferma Mirosław Dybowski (a sinistra nella foto qui sopra) di Bury, uno dei più grandi importatori e distributori di ortofrutta in Polonia – arriva dal mondo della ristorazione, magari sono chef italiani che richiedono espressamente eccellenze tricolore come i pomodorini di pachino, oppure che ci allertano sulla qualità della frutta esotica del mediterraneo”.
Mariangela Latella