Assenza della banda larga nelle aree rurali, scarsi incentivi all’intermodalità per alleggerire il traffico su gomma, urgenza di rinnovare e rendere efficienti le infrastrutture della logistica dell’ortofrutta italiana. Sono alcuni punti per i quali gli operatori presenti all’evento Protagonisti dell’Ortofrutta italiana (leggi news), venerdì scorso a Venezia, hanno invocato il sostegno della politica.
“La logistica – ha spiegato Lorenzo Frassoldati, direttore del Corriere Ortofrutticolo – è un settore determinante e trasversale. Incide sulla vita di tutti quanti per via dell’inquinamento e dell’impatto ambientale ma ha anche un peso rilevante in tema di commercio dal momento che può arrivare a incidere fino al 30% sul prezzo del prodotto al consumo. E’ un tema caldo e fortemente connesso a quello dei prezzi molto bassi che stanno agitando tutto il comparto ortofrutticolo in questa campagna nefasta. Bisognerebbe prendere in considerazione questi aspetti al Tavolo Nazionale per l’Ortofrutta dal quale fino ad ora è uscito solo un finanziamento al catasto ortofrutticolo ma che mai ha affrontato seriamente il tema della competitività delle imprese di questo settore”.
Secondo i dati diffusi da VeronaMercato, tra il 2000 e il 2018, l’Italia ha esportato 173mila tonnellate in meno di ortofrutta assestandosi, nel 2017, a 4 milioni di tonnellate esportate (prevalentemente in Europa) con un calo dei volumi del 6% rispetto a due anni prima a fronte, però, di un incremento del valore del 3%, pari a 5 miliardi di euro di fatturato.
I dati dei primi mesi del 2018, rapportati allo stesso periodo dell’anno precedente, inseguono questo trend negativo e registrano un ulteriore calo dei volumi (-12%) e una riduzione anche in valore (-3,5%). Lo stesso dicasi per l’import (pari a circa 3,6 milioni di tonnellate di acquisti ortofrutticoli ogni anno per 3,8 miliardi di euro) che, nei primi mesi del 2018 ha perso l’1% in quantità e l’1,6% in valore.
“Per migliorarci – rilancia Paolo Merci, direttore di VeronaMercato – servono delle strategie e non bastano i privati. Serve una mano della politica soprattutto per potere esportare nei Paesi dove attualmente non arriviamo, oltre che per sostenere l’intermodalità logistica. In questo senso, è fondamentale che i centri agroalimentari siano inquadrati dentro gli interporti, perché questo favorisce l’approccio intermodale della distribuzione”.
Tra le ultime novità, sempre sul fronte dell’intermodalità, c’è la conclusione dell’adeguamento delle sagome sui ponti ferroviari, terminato a dicembre 2018 da parte della rete ferroviaria italiana, per consentire il passaggio dei rimorchi.
“L’altra grande sfida dei poli logistici – ha concluso Luca Lanini, professore di Logistica e Suply chain management all’Università Cattolica di Piacenza -, oltre alla vocazione verso l’intermodalità e all’internazionalità, è la gestione dell’ultimo miglio verso le città ovvero la gestione logistica dell’ecommerce”.
Mariangela Latella