L’UE FISSA NUOVI LIMITI SU SOSTANZA ANTI-CIMICE. “NEL SETTORE SI RISCHIA IL CAOS”

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Non entreranno in vigore prima del prossimo settembre, eppure stanno già rallentando le vendite all’estero, i nuovi limiti fissati dalla Commissione Ue sull’Acetamiprid, sostanza attiva particolarmente efficace nella lotta alla cimice asiatica.

Come spiega Il Sole24Ore, la stretta decisa a Bruxelles a seguito di una rivalutazione da parte dell’Efsa sulla molecola è accompagnata – come da prassi – da una fase di transizione, per consentire lo smaltimento dei prodotti già legalmente raccolti e trattati, ma alcune catene della Grande distribuzione – soprattutto estere – hanno preteso da subito il rispetto dei nuovi limiti massimi di residui, mettendo in crisi l’intero settore.

Fruitimprese – che insieme con Alleanza delle Cooperative, Assomela e Cso si è attivata a livello europeo e italiano – denuncia «pratiche sleali». «Si tratta di un comportamento inaccettabile da parte della Gdo, in quanto impone al proprio fornitore un obbligo del tutto arbitrario», commenta.
La decisione dell’Autorità per la sicurezza alimentare è scaturita dalla segnalazione di una Ong sulle tracce di residui rinvenute su alcune partite di spinaci in Francia (dove la sostanza è bandita).

«In modo del tutto irrituale – commenta il direttore Pietro Mauro – anziché avviare una propria ricerca, l’Efsa ha preso per buono quanto riportato dalla Ong e ha stabilito una nuova Dar (dose acuta di riferimento, ndr) cinque volte inferiore a quella in vigore: di conseguenza Bruxelles ha stabilito i nuovi limiti che, per inciso, non hanno ancora preso la forma di un regolamento valido a fini legali, ma che per alcuni è come se ciò fosse accaduto».

Il caso apre in realtà una riflessione molto più profonda sulle armi – spuntate – con cui il comparto si trova a combattere emergenze fitosanitarie e climatiche in continuo aumento.
«La molecola in questione è fondamentale per difenderci dagli insetti alieni e già dal prossimo anno non sappiamo come proteggere la qualità della nostra frutta», aggiunge a Il Sole24Ore Davide Vernocchi, responsabile ortofrutta Alleanza delle Cooperative Italiane e presidente Apo-Conerpo.

«Alle nostre mele, kiwi, uva e drupacee mancano le ore di freddo necessarie per lo sviluppo delle piante e, mentre i nostri competitor, anche dell’Unione Europea, ottengono autorizzazioni in deroga per utilizzare i prodotti necessari, l’Italia rimane a guardare», commenta il presidente di Fruitimprese, Marco Salvi.

Intanto – e nonostante tutto – l’export di ortofrutta fresca si candida per superare i 6 miliardi di euro nel 2024.
Nei primi nove mesi i dati Istat evidenziano un incremento dell’8,9% in volume e del 5,7% in valore (oltre 4,2 miliardi di euro), con un trend che accelera rispetto alle rilevazioni relative ai trimestri precedenti.

In controtendenza il saldo della bilancia commerciale che, seppur migliorando in termini di volumi, perde di valore quasi dimezzandosi e attestandosi a poco più di 75 milioni di euro, contro i 141 dello stesso periodo dell’anno precedente. Ad incidere su questo dato è l’incremento – peraltro costante – delle importazioni, che sfondano il tetto dei 3 milioni di tonnellate (+2,8%) e quello dei 4 miliardi di euro (+7,6% rispetto ai primi 3 trimestri del 2023).

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