L’UE PRONTA A RINUNCIARE AD ESTENDERE IL NUTRISCORE?

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La Commissione Ue è pronta a rinunciare al Nutriscore, il sistema di etichettatura a semaforo inventato in Francia (dove è anche già adottato nella grande distribuzione) ma la cui estensione all’intero mercato comunitario è stata stoppata da un nutrito gruppo di paesi capeggiato dall’Italia.
L’indiscrezione, come riporta Agrisole, è stata rilanciata da un’emittente radiofonica francese, France Inter, che avrebbe visionato un documento della Commissione nel quale il responsabile della Dg Agri a Bruxelles, l’austriaco Wolfgang Burtscher, sostiene che «una prossima proposta sull’introduzione di un logo nutrizionale armonizzato e obbligatorio per tutti i paesi Ue non copierà nessun sistema esistente».

La stessa emittente francese ha ricordato che «la principale oppositrice al Nutriscore in Europa è stata la Premier italiana, Giorgia Meloni che avrebbe più volte incontrato la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen per discutere del tema». «Stiamo lavorando ampiamente sull’etichettatura alimentare, attraverso studi scientifici, consultazioni pubbliche e sondaggi mirati – ha commentato al riguardo la portavoce della Commissione europea per il Clima, Anna-Kaisa Itkonen, -. Ciò ha confermato la complessità della questione e ha evidenziato le difficoltà nel raggiungere soluzioni comuni. Quello che posso dirvi oggi su questo tema – ha aggiunto la portavoce – è che abbiamo un impegno a fornire informazioni trasparenti ai nostri consumatori e continueremo a lavorare in collaborazione con gli Stati membri per arrivare a una soluzione che sia prima di tutto la migliore per i consumatori e per tutti coloro che dovranno implementarla».

Il Nutriscore, nato in Francia nel 2017, è attualmente adottato anche da Germania, Paesi Bassi, Belgio, Lussemburgo, Spagna e Svizzera. Un numero non sufficiente per estenderne l’utilizzo all’intera Ue visto che la maggioranza qualificata nel voto del Consiglio Ue prevede un minimo di 15 paesi favorevoli che rappresentino almeno il 65% della popolazione europea. D’altro canto negli anni si è formato e consolidato un ampio gruppo di paesi che si oppongono al sistema e che vede oltre l’Italia anche Cipro, Grecia, Lettonia, Repubblica Ceca, Romania e Ungheria ai quali si sono successivamente aggiunti Spagna e Polonia. Un numero ben superiore alla minoranza di blocco (4 Paesi e il 35% della popolazione Ue) che infatti ha stoppato la proposta.

Le principali accuse mosse al Nutriscore dagli oppositori è che classifica gli alimenti in base alla loro presunta dannosità per i consumatori in rapporto a una medesima quantità (100 grammi) uguale per tutti e indipendentemente dall’uso che se ne fa nell’alimentazione. Il caso (fuorviante) di scuola è quello dell’olio extravergine d’oliva considerato dannoso per l’elevato contenuto di grassi in 100 grammi di prodotto. Senza considerare che di extravergine in un’insalata se ne impiegano pochi grammi e che nessuno consuma un etto di olio d’oliva al pasto.

«Se quanto riportato da alcuni organi di stampa sarà confermato, si tratterà di una vittoria importante per l’Italia, una vittoria del Governo Meloni che da sempre si è battuto per le nostre eccellenze contro le indicazioni ingannevoli del Nutriscore».È quanto ha dichiarato a Il Sole 24 Ore il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, commentando le indiscrezioni di stampa da Bruxelles.

«Sin dal nostro insediamento – ha aggiunto Lollobrigida – sosteniamo che un sistema di etichettatura non può penalizzare i prodotti di qualità con valutazioni fuorvianti e condizionare il mercato ma informare. La Commissione europea sembra finalmente riconoscere le nostre ragioni: continueremo a lavorare per garantire un’informazione chiara e trasparente ai cittadini senza danneggiare le eccellenze del Made in Italy».

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