Netto calo dei volumi, prezzi sostenuti e soprattutto qualità eccellente. La campagna dell’uva da tavola italiana è ormai agli sgoccioli e il risultato finale appare più che confortante. È questo il giudizio sull’annata da parte di Giacomo Suglia (nella foto), vice presidente di Fruitimprese nazionale e presidente di Apeo, l’associazione che riunisce i produttori ed esportatori ortofrutticoli.
“Siamo ormai alle battute finali di una stagione positiva, iniziata in anticipo, a giugno, con le primizie e che si chiuderà in queste settimane per arrivare a coprire l’appuntamento con il Natale”, premette l’imprenditore pugliese, titolare dell’azienda Ermes. “Almeno il 90% della merce è stato commercializzato, ma saremo presenti sui banchi della GDO nazionale fino alla vigilia del periodo natalizio, che per il comparto è sempre interessante. All’estero invece le vendite sono pressoché terminate. Il giudizio complessivo è soddisfacente”.
Produzione in forte calo ma prezzi superiore alla media
I volumi di uva prodotti in Italia quest’anno hanno subito un calo che Suglia quantifica in circa il 35%, a causa in particolare del clima. “Di contro il prezzo è stato superiore alla media e la qualità davvero eccezionale su tutte le varietà, grazie anche al caldo estivo, che ha contribuito a donare alla frutta una colorazione vivace e uniforme, con ottimo grado brix e un rapporto equilibrato tra dolcezza ed acidità, sia per le bianche, che, soprattutto, per le tipologie rosse e nere”.
Bene sia le seedless, che si confermano aver superato il 50% dei volumi commercializzati, che il prodotto con seme. Sui punti vendita il prodotto confezionato continua a prevalere: “Almeno tre quarti dell’offerta ha packaging dedicati, con cestini o vaschette. La comodità del prodotto pesato e confezionato è premiante”.
Il mercato interno è stato preponderante ma vendite significative si sono registrate anche all’estero, “in particolare in Germania, oltre ad altre destinazioni europee, senza dimenticare Paesi come Svizzera e Regno Unito. Con i volumi bassi di quest’anno, invece, sono stati limitati gli invii di merce fuori dall’Europa”.
E’ tornato un cauto ottimismo
Nel settore, conferma Suglia, c’è una ritrovata fiducia, dopo anni complessi. “Questo fattore è testimoniato anche dal fatto che le aziende sono tornare ad investire con nuovi impianti, soprattutto sulle varietà apirene, ma anche sulle cultivar più storiche e tradizionali. Rimaniamo i primi produttori a livello europeo e ai posti di vertice anche nel mondo. Sebbene non abbiamo le grandi estensioni di altri Paesi produttori come Spagna e altre nazioni in Sud America, ci distinguiamo per le nostre produzioni portate avanti in maniera più artigianale ma comunque professionale e di alta qualità, seppur in maniera un po’ frammentata. Nonostante ciò”, osserva infine il vice presidente di Fruitimprese, “siamo fiduciosi per il futuro. Le preoccupazioni semmai derivano dagli scenari geopolitici internazionali poco rassicuranti e dalle politiche europee che rischiano di penalizzare oltremodo le aziende”.
Emanuele Zanini