Un business milionario che si estende dai ristoranti ai prodotti, dal caffè “Mafiozzo” stile italiano dalla Bulgaria agli snack “Chilli Mafia” della Gran Bretagna, dalle spezie “Palermo Mafia shooting” della Germania fino alla salsa “SauceMaffia” per condire le patatine e quella “SauceMaffioso” per la pasta scovate a Bruxelles nella Capitale d’Europa.
È quanto afferma la Coldiretti che, nel commentare positivamente la sentenza della Corte Ue che accoglie la richiesta dell’Italia di invalidare il marchio alla catena di ristoranti spagnoli “La Mafia” (“La Mafia se sienta ala mesa”), denuncia i troppi casi in cui si fa affari sfruttando a tavola gli episodi, i personaggi e le forme di criminalità organizzata più dolorose e odiose, a danno dei veri prodotti agroalimentari Made in Italy.
Un oltraggio considerato insopportabile da due italiani su tre (65%) che non tollerano il luogo comune diffuso all’estero che porta gli stranieri ad assimilare l’Italia alla mafia, secondo l’indagine Coldiretti/ixè. Il caso spagnolo – denuncia la Coldiretti – non è purtroppo isolato poiché in tutto il mondo dal Messico a Sharm El Sheik, dal Minnesota alla Macedonia si trovano ristoranti e pizzerie “Cosa Nostra” mentre a Phuket in Thailandia c’è addirittura un servizio take-away. Ma nei diversi continenti ci sono anche i locali Ai Mafiosi”, “Bella Mafia” e “Mafia Pizza”.
E su internet – continua la Coldiretti – è possibile acquistare il libro di ricette “The mafia cookbook”, comprare caramelle sul portale www.candymafia.com o ricevere i consigli di mamamafiosa (www.mamamafiosa.com) con sottofondo musicale a tema.
“Va fermato l’utilizzo commerciale di tutti quei marchi infami che sfruttano gli stereotipi legati alle organizzazioni mafiose, banalizzando fin quasi a normalizzarlo, un fenomeno che ha portato dolore e lutti lungo tutto lo Stivale – ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo – Il business è stato oggetto di uno specifico approfondimento anche nell’ambito dell’Osservatorio Agromafie promosso dalla Coldiretti che ha raccolto esempi concreti di oltraggio in diversi continenti”.