Ottima qualità organolettica con mele dolci, croccanti e aromatiche. Produzione in calo, tra il 15 e il 20% a seconda delle zone e delle varietà climatiche. Il meleto Piemonte, pochi giorni dopo l’avvio della campagna di raccolta partita con la varietà Early Crunch, in assoluto la più precoce, offre agli esperti del settore alcune indicazioni sulle potenzialità dell’annata che, se confermate nelle prossime settimane, potrebbe diventare realtà alla fine del 2025. L’ufficio economico di Coldiretti Piemonte stima in 230 mila tonnellate la produzione totale a fine anno, 50 mila in meno del 2024.
Il calo è “atteso soprattutto in diversi appezzamenti dei gruppi varietali Red Delicious, Golden Delicious e Fuji, a causa della cosiddetta “alternanza di produzione” e di un’allegagione meno abbondante del consueto, condizionata dalle piogge che hanno interessato il periodo della fioritura”. Ma “l’andamento climatico dei mesi successivi è risultato particolarmente favorevole. Le temperature elevate e il clima asciutto hanno infatti creato le condizioni ideali per una maturazione regolare e omogenea dei frutti, con un buon accumulo di zuccheri e una ridotta incidenza di patologie”.

“La mela made in Piemonte – sostiene Cristina Brizzolari, presidente regionale Coldiretti – vive una stagione di successo grazie agli investimenti in innovazione agronomica e alla progressiva affermazione sui mercati”. A partire dal 2014, infatti, il meleto del Piemonte è cresciuto di duemila ettari, manda all’estero l’80% della sua produzione e ha un giro d’affari, compreso l’indotto che arriva a 330 milioni. Tutto bene, allora? “Resta aperta la sfida economica poiché le nostre imprese vivono condizioni economiche difficili fra remunerazioni che non bastano neppure a coprire i costi di produzione e ritardi esagerati nelle liquidazioni, fino ad un anno dopo la raccolta”, sottolinea Enrico Nada, vicepresidente regionale con delega al settore. Senza dimenticare che una congiuntura internazionale sempre più incerta e conflittuale richiede interventi strutturali a partire dalla promozione e passando e da una maggiore e più efficiente aggregazione a livello commerciale “ma serve anche – conclude Bruno Rivarossa, delegato confederale – valorizzare la distintività delle nostre mele e tutelare l’origine della materia prima sull’etichetta di succhi, confetture e marmellate”.
Maurizio Tropeano



