MELONI, PREZZI DA RECORD. FRANCESCON: “OTTIME PROSPETTIVE FINO A GIUGNO”

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Prezzi da record per il melone in questa parte iniziale di maggio, con prezzi mai visti prima, con quotazioni doppie rispetto a 4-5 anni fa e che raggiungono attulmente i 2,5-3 euro al chilo. Lo scenario per il mercato si prospetta quindi molto positivo per tutto il mese e probabilmente anche per giugno. Rimane invece un’incognita con un rischio di un andamento ben più pesante del mercato a luglio e agosto.

Ad affermarlo al Corriere Ortofrutticolo nel corso di Macfrut è Bruno Francescon (nella foto), a capo dell’omonima azienda mantovana, principale gruppo del comparto in Italia.

“Il settore del melone ha visto una riduzione importante degli areali e dei volumi negli ultimi anni – premette l’imprenditore lombardo. Dai 13 mila ettari di cinque anni fa siamo passati a circa 9 mila ettari quest’anno. All’aumento dei costi di produzione non si è affiancato un incremento sufficiente dei prezzi di vendita. Pertanto molti produttori hanno dovuto dismettere molte piantagioni ma c’è addirittura chi ha dovuto chiudere l’azienda”.

Dando uno sguardo alla situazione attuale Francescon conferma che “come da previsioni, a maggio e con ogni probabilità per quasi tutto giugno ci sarà meno melone disponibile rispetto alla richiesta del mercato”.

Maggio pur essendo ancora un mese di importazione, “l’Oltremare è terminato. Inoltre in Marocco si è piantato molto meno prodotto a causa della mancanza d’acqua, con l’export ridotto quasi a zero. La Spagna da tempo è fuori dal mercato con Almeria che accusa scarsa qualità per terreni non adatti al melone e poco remunerativi”, precisa l’imprenditore mantovano.

In Sicilia l’area di Palma di Montechiaro e di Licata, particolarmente vocate per il melone, “nel tempo hanno perso molta produzione, con aziende che hanno dismesso piantagioni e a volte l’attività, dirottando le produzioni sulla mini anguria. Gli areali a melone presenti 5-7 anni fa non ci sono più”.

Tornando all’attualità in questi primi giorni di maggio, conferma, i prezzi sono tra 2,5 e 3 euro al chilo, quando alcuni anni fa per il prodotto siciliano si viaggiava su 1,5 euro.

Altro fattore da considerare è il calendario produttivo anticipato in Sicilia: “Anni fa si partiva a fine aprile. Quest’anno si è iniziato già a fine marzo e con parte degli areali, come detto, dirottati sull’anguria”.

La campagna prosegue in Campania e poi nel Nord Italia

Con la fisiologica diminuzione e poi conclusione della campagna siciliana, tra pochi giorni entrerà in produzione l’areale campano tra Battipaglia e Caserta e tra un paio di settimane il Centro-Nord, in particolare il Mantovano e il Veronese, con la contemporanea diminuzione della Sicilia.

“Ci sarà ancora meno prodotto rispetto alla richieste, considerando che altri areali, come Murcia, hanno accusato gravi problemi per questioni climatiche sfavorevoli”, osserva Franscon.

Gli areali del Nord Italia stanno godendo di un clima favorevole, “nonostante le piogge degli ultimi giorni. Le allegagioni sono buone, così come le rese in campagna. Speriamo bene dopo due anni di crisi produttiva. Ricordiamo che l’anno scorso 700 millimetri di pioggia in primavera hanno causato perdite alla produzione del 30%”.

Perla Nera pronta al debutto stagionale sul mercato

In merito invece a Perla Nera, la midi anguria premium con pochi semi e polpa extradolce, “grazie alla programmazione produttiva generosa prevediamo un +10%, oltrepassando i mille ettari di coltivazione. Grazie agli accordi commerciali stipulati e la situazione produttiva attuale prevediamo una stagione lineare che partirà a brevissimo, nei prossimi giorni. Siamo ai nastri di partenza con previsioni davvero ottime”.

La stagione in Senegal è andata invece in chiaroscuro: “Bene il melone, benissimo la zucca, male purtroppo Perla Nera a causa della mancanza di allegagione del prodotto”.

Emanuele Zanini

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