Cuore del workshop, moderato dal giornalista Cristiano Riciputi, è stato un confronto fra mondo produttivo e mondo della ricerca sul tema dell’imballaggio come elemento fondamentale per la sostenibilità e la sicurezza alimentare. Le sue evoluzioni in termini tecnici e produttivi sono state descritte dal CIRI-Agro (*), il Centro Interdipartimentale di Ricerca Industriale Agroalimentare
Una di queste case history è l’imballaggio Attivo di Bestack, il packaging “intelligente” che il Consorzio dei produttori italiani di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta ha brevettato insieme all’Università di Bologna: si tratta di una speciale confezione in grado di allungare la vita di scaffale di frutta e verdura, riducendo significativamente gli sprechi. Considerando il consumo annuale di ortofrutta in Italia (pari a circa 6,2 milioni di tonnellate), si parla di 600 mila tonnellate di prodotti ortofrutticoli (ovvero quasi il 10% di frutta e verdura messe nel carrello dagli italiani) che ogni anno potrebbero evitare di finire nella spazzatura grazie all’utilizzo di questo packaging.
“È sempre crescente la sensibilità da parte dei consumatori nei riguardi degli imballaggi, soprattutto perché è l’aspetto più visibile che rimane dopo il consumo del prodotto – dichiara il rettore dell’Università di Bologna Giovanni Molari -. La giornata di oggi ci fornisce una panoramica sulle migliori soluzioni di packaging: dalla scelta dei materiali, alle tecnologie e al design, per poter avere la maggiore sostenibilità possibile e arrivare dai campi alla tavola senza sprechi. L’imballaggio sostenibile deve soddisfare innanzitutto i requisiti per cui è progettato nello svolgimento delle sue funzioni primarie: deve preservare cioè la qualità senza contaminare l’alimento, svolgendo anche un ruolo attivo nel conferire maggiore durabilità al prodotto”.
Il direttore generale del Consorzio Bestack Claudio dall’Agata al workshop al Campus degli Alimenti ha portato il racconto di una collaborazione – quella con il Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro-alimentari (
La collaborazione fra il Consorzio Bestack e il Distal si è sviluppata e consolidata nel tempo. “L’Università – prosegue Dall’Agata – è stata un partner fondamentale nell’assistere il Consorzio nell’applicazione di scala del progetto dell’imballaggio Attivo, e in particolare nella quantificazione dei benefici che questa speciale confezione può portare lungo la filiera, dal campo alla tavola. Questo è un nodo centrale. L’innovazione infatti ha un senso solo se tiene conto del contesto applicativo di riferimento. Se il beneficio resta qualcosa di aleatorio, avvalorato da dati scientifici ma privo di un riscontro nella realtà, l’innovazione, anche la migliore, resta inapplicabile”.
Tornando dunque al rapporto ricerca-impresa, cuore del workshop, la chiave di una partnership di successo, per Bestack, si basa su tre punti cardine: trovare un’innovazione, quantificarne i benefici nella realtà e verificare che questi benefici siano chiari e distribuiti tra tutti gli attori della filiera. Allora si può parlare, come nel caso dell’imballaggio Attivo, di un brevetto democratico, realizzato da tutte le aziende socie del Consorzio e al servizio del settore ortofrutticolo italiano. Un’innovazione che crea competitività nei mercati internazionali e che porta sostenibilità economica e ambientale, a vantaggio di tutti, produttori, distributori e anche consumatori. Perché comprare un frutto che, grazie al packaging, ha una maggiore vita di scaffale, significa avere più tempo per mangiare cibo buono e fresco, riducendo così la quantità di scarti che finiscono nella spazzatura, anche a livello domestico.
“Credo che ci sia ancora un forte materiale inespresso nel rapporto università-impresa- conclude il direttore generale di Bestack -. Oggi per lo più facciamo progetti di approfondimento specifico, mentre sappiamo che le scelte aziendali sono frutto di processi multisettoriali e multifunzionali che interessano gruppi di lavoro composti da referenti di diverse funzioni in azienda. L’Ateno di Bologna è al vertice nell’offerta formativa in termini di disciplinarietà. I diversi dipartimenti potrebbero dialogare maggiormente tra loro per offrire alle aziende progetti di innovazione e sviluppo applicativo completi, chiavi in mano, per tutte le funzioni che coinvolgono. Significherebbe favorire commistioni di approcci e relazioni tra competenze diverse e replicare in progettazione le dinamiche aziendali”.
* Questi gli interventi del confronto tecnico fra imprese e ricerca:
- Santina Romani (CIRI-Agro): La sostenibilità del food packaging dal punto di vista del tecnologo alimentare
- Nicola Panzani (IMA S.p.A.) L’approccio industriale nel supportare la sostenibilità ambientale e la sicurezza alimentare e la digitalizzazione dei processi
- Francesca Patrignani (CIRI-Agro): Soluzioni innovative e sostenibili per un packaging alimentare ecocompatibile
- Claudio Dall’Agata (Consorzio Bestack) Tra mercato e ricerca, la valenza strategica di un brevetto per competere meglio: il caso dell’Imballaggio Attivo in ortofrutta
- Nadia Lotti (CIRI-Agro) L’imballaggio del futuro: smart, sicuro, e sostenibile.
- Massimiliano Ceccarini (Sipo S.r.l.) L’importanza del packaging nei prodotti minimamente processati