
Partiti 25 anni fa con appena due ettari di terreni dedicati, oggi la realtà che ruota attorno al brand “Noci di Romagna” è solida, strutturata e riconosciuta dai consumatori, subito dopo la California e Sorrento. “Lo sviluppo continuo del mercato delle noci – ha spiegato Alessandro Annibali Amministratore Delegato di New Factor – dimostra la lungimiranza della scelta fatta nel 2018 da New Factor con l’avvio come capofila, insieme alla cooperativa faentina Agrintesa, del progetto di filiera In-Noce, nato con l’obiettivo di produrre un prodotto di alta qualità. New Factor ha sempre creduto nelle grandi potenzialità di questa terra vocata alla nocicultura. Siamo partiti in sette ed ora siamo 23, tutte unite in un progetto che offre un percorso che va dal campo, alla lavorazione, fino al confezionamento e al posizionamento a scaffale delle noci. Di ieri l’ultima grande novità: la costituzione di un’Associazione Temporanea d’Impresa (ATI) con due grandi gruppi del Veneto e di Ferrara che porterà a 1.500 gli ettari gestiti da In-Noce con focus anche su nocciole e mandorle“. In particolare, si tratta di un’ATI che mette in comune due progetti di ricerca e sviluppo sulla sostenibilità della coltivazione del noce da frutto, mandorlo e nocciolo. I due temi sono il risparmio idrico e il carbon footprint print, cioè la sottrazione di anidride carbonica all’ambiente. È un progetto che si inserisce all’interno del Piano di Sviluppo Nazionale finanziato dal Mipaaf e legato al PNRR, grazie a cui vengono finanziati investimenti produttivi in un’ottica di sostenibilità ambientale e risparmio energetico con all’interno progetti di ricerca e sviluppo”.

Il cambiamento dello scenario pone il settore davanti a sfide da affrontare con efficienza e nuove alleanze. Di fronte all’esacerbarsi della competizione internazionale, con la Cina che negli ultimi 5 anni ha rosicchiato grandi quote di export a Stati Uniti e Cile, le continue interruzioni della catena di fornitura, la guerra in Ucraina e l’inflazione, solo per citarne alcune, la domanda che ci si è posti è cosa rappresenta la noce per i consumatori nostrani.

Per scattare una fotografia sul mercato e comprendere le leve di acquisto e consumo delle noci è stato presentato lo studio di SG Marketing “Frutta secca & Noci di Romagna”. Dal report, che ha coinvolto 800 responsabili d’acquisto e consumatori della categoria, emerge che le noci sono il prodotto con la più elevata frequenza di acquisto all’interno della categoria frutta secca e disidratata: il 35% dei clienti-consumatori le compra almeno 1 volta a settimana, con un’incidenza di acquisto del 32,3% a volume sul totale della categoria e del 40,8% a valore. Le motivazioni di acquisto sono legate al valore salutistico (67%) e al piacere di gusto (45%). Il fattore”benessere”, in particolare, assume maggiore rilevanza per le fasce consumer senior, risultando fattore di innesco per l’82% degli over 55. Fra i criteri della scelta si evidenzia l’origine italiana per il 37% del campione e la sostenibilità in produzione (29%). Centrale il ruolo positivo assegnato alle certificazioni di origine (Dop e IGP) e alla tracciabilità della filiera: 1 consumatore su 4 sottolinea l’importanza della provenienza da regioni vocate e quindi del territorio quale driver per la selezione, acquisto e consumo del miglior prodotto per sé e per i suoi cari. È proprio focalizzando l’attenzione sul valore territoriale che lo studio rileva come gli italiani riconoscano in media 3,5 origini e che tra le regioni italiane vocate, la Romagna presenta una notorietà complessiva pari al 61%: quasi 4 intervistati su 10 affermano di consumarle.


