C’è fermento nella Cooperativa agricola Bio Südtirol, punto di riferimento per il comparto melicolo altoatesino, dal 2002 socia VOG. L’entusiasmo di Michael Theiner (nella foto), brand comunication manager, lo testimonia. Il motivo è l’operazione di ridefinizione del marchio avviata nel gennaio di quest’anno.
La stagione produttiva non è stata delle più rosee – non è un segreto -, ma la resiliente determinazione sudtirolese sembra essere solleticata da questa sfida, affrontata con una precisa strategia commerciale e la consapevolezza dei punti deboli da migliorare. “Annate scarse in natura possono verificarsi, non dobbiamo farne un dramma; piuttosto bisogna cercare il metodo adatto ad affrontarne le conseguenze ed individuare i giusti strumenti affinché in futuro eventi climatici avversi creino meno danni possibile. Ad oggi – dichiara Theiner durante un incontro al BioLife di Bolzano (9-12 novembre 2017) – il nostro obiettivo è mantenere tutte le collaborazioni commerciali già in essere avviandone solo poche altre strategiche; mi riferisco a quelle con distributori specializzati per la vendita di mele a marchio Bio Südtirol”.
Un piano preciso che segue quanto imposto dalla nuova vision della cooperativa: far diventare la produzione dei 180 soci sinonimo di ‘Mele Bio’, superando la notorietà di brand competitor più conosciuti. “Per farlo bisogna innanzitutto cambiare lo stile di comunicazione, adottandone uno ‘più sincero e reale’. Dovranno essere messi al bando ritocchi fotografici volti ad eliminare le reti o i pali degli impianti, così come non dovranno più essere assunti fotomodelli per le campagne pubblicitarie; è finito il tempo di veicolare certe immagini solo per soddisfare l’idea bucolica del consumatore. Le reti non sono un male, anzi. È giusto che lo si sappia. Se non si fa qualcosa per cambiare questa fuorviante iconografia del comparto, potrebbe un domani rivoltarcisi contro. Dobbiamo puntare sul legame tra le nostre mele e il territorio in cui nascono e maturano senza modificarlo, perché è già di per sé eccezionale”.
In linea con tale pensiero è l’intenzione di non avallare più alcun tipo di tabù circa i trattamenti svolti. “Ciò che facciamo avviene nel massimo rispetto dell’ambiente, della salute umana e della legge. L’utilizzo di sostanze è minimo e limitato grazie all’impiego di tecniche produttive all’avanguardia e un impegno costante nell’attività di Ricerca e Sviluppo. Dobbiamo tuttavia avere il coraggio di essere onesti e far capire che non si tratta di ‘omologare’ le produzioni, è un valore e non una sorta di contaminazione”.
Anche il logo è al centro del piano di rebranding di Bio Südtirol. “È da rivedere; dovrà essere più diretto ed evocativo. Sono convinto che il marchio sia una forza che cresce da dentro ed il senso di appartenenza proprio dei nostri soci è il vero valore aggiunto; non dobbiamo inventarci nulla, dobbiamo solo comunicarlo meglio”.
Infine l’aspetto legato all’eco-sostenibilità. “Partendo dal presupposto che nei prossimi anni il bio si evolverà in un’ottica di sostenibilità a 360 gradi, dobbiamo concentrarci nello sviluppo di packaging più eco-friendly, dai film alle etichette fino agli imballi di cartone”.
Parlando della stagione 2017 Theiner commenta: “Per Bio Südtirol la produzione di quest’anno dovrebbe indicativamente essere del 30% inferiore rispetto alle 22 mila tonnellate dello scorso anno. Non sappiamo ancora quanto sarà il prodotto di prima categoria, di conseguenza temiamo che la percentuale possa essere superiore. La commercializzazione, iniziata regolare, ha subito una vera impennata nelle ultime due settimane. Se tali ritmi si manterranno costanti, la stagione di vendita potrebbe finire molto prima rispetto alla norma. Non possiamo tuttavia stabilire esattamente quando perché molto dipenderà dalla percentuale di prodotto scartato o destinato all’industria. In futuro l’obiettivo è coprire una finestra commerciale più lunga. Considerando le maggiori sfide per la conservazione delle mele bio (che al contrario di quelle tradizionali non possono essere stoccate in celle con tecnologia SmartFresh, ndr), stiamo mettendo a dimora varietà precoci rispetto alle tradizionali. Malgrado ciò – conclude Thiener –, penso che per il comparto del biologico la mancanza di prodotto a scaffale in alcuni periodi dell’anno non sia necessariamente da vivere come un problema; all’opposto potrebbe contribuire ad accrescere il desiderio di acquisto nel consumatore”.
Chiara Brandi