Boom di vendite per la patata di Bologna DOP mentre i prezzi sono in leggera discesa. Nell’anno caratterizzato dal cambio di abitudini alimentari a causa della pandemia da Covid19, la patata tipica del territorio petroniano, registra un’impennata delle vendite, a fine ottobre, di oltre il 33%.
Molto al di sopra dell’andamento di quelle relative al comparto pataticolo in generale che, registrano una crescita media del 6,3% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso (Fonte: Nielsen).
In controtendenza, invece, i prezzi per i quali vige un accordo quadro e di cui, quest’anno, è attesa una diminuzione non ancora quantificabile, secondo i vertici del consorzio.
È quanto è emerso nel corso della conferenza stampa di presentazione della nuova campagna di comunicazione triennale QualiPat della Patata di Bologna DOP, dal claim ‘Molto più che buona’, lanciata con una diretta Facebook dalla pagina del consorzio, questa mattina.
“La campagna di comunicazione – spiega Andrea Galli, coordinatore del progetto QualiPat – è frutto di un progetto finanziato con il contributo dell’Unione Europea nell’ambito del bando 1144/2014 relativo alle ‘Azioni di informazione e promozione dei prodotti agricoli’. L’importo del progetto è di un milione di euro di cui il 70% viene finanziato dall’Europa. Il planning comunicativo dei tre anni prevede l’utilizzo di diversi canali, Tv, radio, social come Facebook e Instagram, web, con l’obiettivo di parlare a diversi target, inclusi i più giovani. La comunicazione sarà orientata a rafforzare la notorietà della Patata di Bologna DOP, informando sulle qualità e peculiarità del prodotto e rendendo note anche le garanzie dei prodotti a marchio”.
Il canale di vendita principale è la Gdo (95%), dato che è presente nelle principali catene distributive, in alcuni casi anche in co-branding con la PL ma con la presenza comunque, della dicitura “Patata di Bologna”, il logo del consorzio e il bollino Dop comunitario a garanzia del prodotto.
“La crescita che registriamo, evidenza la fiducia che siamo riusciti ad fidelizzare il consumatore che sa di trovare sempre le stesse patate nella confezione – spiega Davide Martelli (nella foto), Presidente del Consorzio di Tutela Patata di Bologna DOP –. Il consumo di questo prodotto, poi, tende ad essere costante e si attesta intorno ai 35 kg l’anno, pro-capite. Siamo, inoltre, l’unica referenza mono-varietale, la Primura, presente sul mercato e in più con la certificazione DOP. Primi ad avere ottenuto questa importante certificazione e fra i primi ad avere voluto un consorzio a tutela della denominazione e del prodotto”.
Proprio per le sue peculiarità, la Patata di Bologna DOP è collocata fra i prodotti top di gamma per qualità e prezzo. Il prezzo medio in vendita è collocato tra 1,30 a 1,70 al kg, ma se l’anno scorso le remunerazioni al produttore viaggiavano sui 30 centesimi al chilo, superiore alle quotazioni medie di mercato del comparto pataticolo in generale, quest’anno è attesa una riduzione.
“Il maggior prezzo richiesto – precisa Galli – serve per remunerare il produttore della varietà Primura che è meno produttiva rispetto alle altre e i cui costi di produzione incidono in maniera maggiore a fronte, però, di un minore impatto ambientale”.
La stagione 2019/2020 ha toccato quota 11.229 tonnellate di prodotto confezionato e venduto, con una crescita dei volumi del 19,8%. È l’attestazione di un prodotto sempre più apprezzato dal consumatore con un gradimento cresciuto nel corso degli anni. Dieci anni fa la produzione certificata non era neanche la metà: 4.936 tonnellate. In una decade la crescita è stata del +127,5%.
Analizzando i dati delle superfici certificate, complessivamente sono stati 357 gli ettari seminati nell’annata 2019-2020, con la previsione, per la stagione 2020/2021, di 419 ettari a regime, +36,3% in dieci anni. E per la prossima campagna la previsione è di arrivare ai 500 ettari distribuiti tra i circa 90 soci del consorzio situati nell’area ricompresa tra il fiume Sillaro e il Reno, nel territorio dei Comuni di Budrio, Castenaso, Ozzano dell’Emila, San Lazzaro di Savena, Castel San Pietro Terme, Imola, Castel Guelfo di Bologna, Medicina, Molinella, Baricella, Minerbio, Granarolo dell’Emilia, San Giovanni in Persiceto e Crevalcore.
Mariangela Latella