Il mercato delle patate in Europa sta attraversando una fase di grande fermento. Ma in un’arena in cui si incrociano diversi interessi e soprattutto in un quadro congiunturale che suscita qualche inquietudine sugli sviluppi del settore.
A riferirlo è il North-western european potato growers (Nepg), il board che rappresenta i produttori di patate dell’Europa nord-occidentale, nel valutare le prospettive di un mercato che potrebbe subire cambiamenti, anche sostanziali, nella prossima campagna di commercializzazione.
In base alle ultime stime, il raccolto nella cosiddetta zona “Eu-04” – in cui rientrano Belgio, Germania, Francia e Paesi Bassi che concentrano quasi il 55% delle superfici Ue a patata (con la Polonia si arriva a ridosso del 70%)- si è attestato a 24,7 milioni di tonnellate, con un incremento del 6,9% rispetto all’anno precedente.
Nonostante l’aumento dell’offerta, il mercato ha mostrato ancora forti squilibri che spiegano l’impennata dei prezzi di questi ultimi mesi, passati da 12,50 euro per 100 chili di ottobre-novembre a 30 euro di inizio febbraio.
Un rialzo ben oltre le attese di consenso, motivato dai timori di un rapido esaurimento delle scorte e dalle incertezze sulla prossima campagna di semina che partirà in primavera. Le previsioni per il 2025 indicano comunque nell’area un probabile aumento delle superfici coltivate, una scelta dettata dalle ottime condizioni di vendita e dalla mancanza di valide alternative per gli agricoltori.
Da rilevare che il trend degli ultimi anni mostra una progressiva riduzione delle rese per ettaro e un contestuale aumento dei costi unitari di produzione. Ma se le condizioni climatiche saranno favorevoli – spiegano gli esperti – l’aumento delle superfici potrebbe tradursi in un surplus produttivo, cambiando gli equilibri di mercato e spingendo i prezzi al ribasso, con conseguenti potenziali ripercussioni sui margini dei produttori.
Uno scenario verosimile, come ricorda Agrisole, considerato che i contratti con l’industria di trasformazione hanno introdotto alcune penalità sui prezzi di ritiro per limitare le impurità nei lotti conferiti, mentre i costi nelle campagne non accennano a diminuire.
Inoltre, – osservano da Nepg – il prezzo dei tuberi da seme, seppure in lieve flessione rispetto alla scorsa primavera, resta più elevato del 10-15% se rapportato ai livelli del 2023.
E sul settore grava anche l’incognita sugli sviluppi del commercio internazionale, subordinati alle decisioni di Washington, in un contesto, peraltro, in cui la concorrenza di nuovi player, tra cui Cina, India, Egitto, Argentina e Turchia, sul circuito del trasformato (in particolare delle patate fritte) si fa sempre più agguerrita.
C’è poi il tema delle sfide green. Le implicazioni del cambiamento climatico e le restrizioni all’uso di pesticidi e fertilizzanti, di fronte all’insorgenza di nuove fitopatie e ai limiti sempre più stringenti nella gestione dei nitrati, hanno alzato il grado di complessità della gestione agronomica, con ricadute sui costi e sulla produttività e con conseguenti maggiori rischi finanziari.
Per il 2025, – conclude l’analisi – gli agricoltori dovranno prendere decisioni oculate. Le implicazioni sui conti aziendali legate a possibili situazioni di sovrapproduzione avrebbero infatti immediate ripercussioni sulla formazione dei prezzi, sulla redditività e sulla sostenibilità finanziaria dell’impresa, influenzando sia le strategie di mercato sia le decisioni di investimento a medio termine.