PAVAN: CAROTE IMPORTATE E SPACCIATE COME ITALIANE, SERVONO CONTROLLI. E LA GDO…

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”La grande distribuzione italiana dovrebbe prendere più a cuore l’ortofrutta italiana. E servono più controlli nei confronti del prodotto d’importazione; quando i prezzi delle nostre carote si alzano per normali dinamiche di mercato, si innesca la corsa all’import – dove spicca la crescita dell’Egitto – e buona parte del prodotto viene riconfezionato e venduto come italiano, approfittando della carenza di controlli nei ‘punti d’ingresso’ della materia prima”. Questi i passaggi più significativi dell’intervento del presidente del Consorzio di tutela della carota di Ispica IGP Massimo Pavan in occasione dell’incontro tenutosi ieri pomeriggio a Palazzo Bruno di Belmonte, sede del Comune di Ispica, nell’ambito dell’educational tour di due giorni che oggi prosegue con visite in campo (Colle d’Oro) e presso un confezionatore (Fonteverde).

Una vera eccellenza siciliana e italiana, la Novella di Ispica, sebbene con numeri contenuti, per l’IGP: sui banchi della GDO e dell’Horeca arrivano con il “sigillo” certificato 40mila quintali (erano 4mila nel 2011, primo anno di produzione dopo il riconoscimento IGP), il 10% circa del totale, a fronte di 1.500 ettari ettari complessivi coltivati a carota nell’areale e una resa di circa 700 quintali ad ettaro.

“Serve più comunicazione”, ha sottolineato Pavan nel ricordare che l’export è importante, soprattutto in Germania (poi Francia, Belgio, Paesi Bassi, Polonia) ma altalenante: “Negli ultimi 2 anni c’è stata una forte richiesta di carota di Ispica per il climate change che ha penalizzato la produzione negli altri Paesi europei, ma in questa stagione il prodotto ce l’’hanno ancora, frigoconservato, e consumano il loro. Confidiamo però che ad aprile il mercato estero si apra”.

Palazzo Bruno di Belmonte, sede del Comune di Ispica. In apertura, l’intervento di Massimo Pavan. Al suo fianco il sindaco; Carmelo Calabrese (primo a sinistra); Pietro Calabrese (primo a destra)

Al Consorzio fanno riferimento 18 aziende e la carota di Ispica, storico prodotto che in questo territorio ha fatto la ricchezza di molte famiglie, ha la sua unicità nel periodo di commercializzazione, in primavera, da inizio febbraio a metà giugno, come recita il disciplinare da poco rivisto: la breve finestra commerciale rende difficile, tuttavia, puntare sul trasformato e la IV Gamma. Ma tra i plus c’è il fatto che la Novella si semina settembre, beneficia delle piogge autunno-invernali e c’è meno bisogno di acqua rispetto ad altre zone produttive: insomma, una carota sostenibile.

Il microclima e i terreni sabbiosi di medio impasto tendente all’argilloso rendono unico questo prodotto che “non è abbastanza conosciuto”, ha rimarcato Pavan: “Servono campagne di comunicazione ad hoc da parte del nostro Ministero e dell’Europa che devono spingere DOP e IGP”. Il presidente del Consorzio ha evidenziato anche l’importanza di legare il prodotto all’offerta enogastronomica e turistica e sottolineato la valenza salutistica dell’ortaggio.
La remunerazione ai produttori? Varia molto da stagione a stagione, con un range tra 10 e 40 centesimi il chilo.

Sul tema del prodotto importato da Portogallo, Turchia, Israele ed Egitto (le carote arrivano in confezioni da un quintale e poi “camuffate” per essere vendute come prodotto italiano) Pavan ha asserito che “questo tipo di concorrenza sleale rischia di danneggiare la filiera locale e minaccia il prestigio della Carota Novella di Ispica IGP”. “Non è un problema della solo carota sia chiaro, certo va monitorata meglio la situazione per tutelare i produttori”, ha dichiarato Pavan.

Il sindaco di Ispica Innocenzo Leontini, già assessore regionale all’agricoltura, ha ricordato come la storia della novella di Ispica sia stata scritta dal forte impegno degli imprenditori. “Sono stato soggetto attuatore di molte misure ad hoc per valorizzarla e il riconoscimento IGP è arrivato nel 2010 alla fine del mio impegno di assessore”, ha spiegato. “La carota fa parte dello sviluppo socio economico della città di Ispica. Ci sono molte cose da fare nella comunicazione e questo sta soprattutto alle istituzioni”, ha aggiunto.

Il vicepresidente del Consorzio Carmelo Calabrese, alla guida della realtà consortile per 10 anni prima di Pavan ha detto che “l’IGP premia la storicità di un prodotto coltivato fin dagli anni ’50 oltre che le caratteristiche che il territorio conferisce alla nostra carota: un prodotto primaverile che beneficia di inverni miti e soleggiati, di terreni sabbiosi ma di medio impasto tendente all’argilloso che danno gusto e qualità”.

Pietro Calabrese di Colle d’Oro, ha ricordato le origini della coltivazione della carota, portata al successo inizialmente non da un siciliano ma da uno svizzero. Un prodotto premium che ora cerca la definitiva consacrazione.

Mirko Aldinucci
m.aldinucci@corriereortofrutticolo.it

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