PESCA DI VERONA IGP, AL VIA UNA STAGIONE PROMETTENTE. ODORIZZI: “PRODUTTORI E DISTRIBUZIONE CREDONO NEL PROGETTO”

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È ai blocchi di partenza la stagione della Pesca di Verona IGP, che attraverso il consorzio di tutela, presieduto da Leonardo Odorizzi (nella foto), sta garantendo un futuro più luminoso ad un prodotto che fino a pochi anni fa si trovava in profonda crisi.

Nuovo packaging rosa dedicato alle donne produttrici

Proprio oggi è partita la prima pedana del nuovo prodotto con destinazione il Maap, mercato agroalimentare di Padova che avvia ufficialmente la commercializzazione del prodotto tipico scaligero certificato. Nei prossimi giorni le drupacee a indicazione d’origine protetta veronesi arriveranno nelle quattro catene distributive che al momento le commercializzano con un packaging di colore rosa, 30×40, distintivo, dedicato alle donne che sono sempre più protagoniste tra gli associati del consorzio: dei 18 soci produttori (a cui si aggiungere un confezionatore) circa un terzo, infatti, è rappresentato da “quote rosa”. Le vendite saranno affiancate anche da specifiche attività promozionali in store.

Previsti 10 mila quintali di prodotto certificato

Per quest’anno sono previsti 10mila quintali di prodotto certificati coltivati su 52 ettari nei 16 Comuni dove è compreso l’areale dell’IGP, con una media produttiva di circa 200 quintali ad ettaro. Ma l’obiettivo dichiarato è di aumentare le imprese aderenti al consorzio e di conseguenza gli areali, i volumi e la presenza nei punti vendita e nei centri agroalimentari.

“Siamo partiti un paio d’anni fa in quattro. Oggi siamo quasi in venti associati. Stiamo crescendo, con l’obiettivo di coinvolgere sempre più produttori che credano nel rilancio di un prodotto tipico e fondamentale per il territorio veronese come la pesca”, spiega Odorizzi.

Un lavoro non semplice, specialmente se si considerano i costi vivi alla produzione, che viaggiano sui 15 mila euro per impiantate un ettaro, oltre a costi di produzione che nel complesso, considerando non solo la produzione ma anche logistica, packaging e confezionamento, arriva a due euro al chilo.

Qualità e coinvolgimento dei produttori alla base del progetto

Alla base del progetto c’è un lavoro certosino per garantire la costanza dell’alta qualità della frutta e coinvolgere più produttori possibile nel consorzio, coinvolgendo all’acquisto i consumatori, fidelizzandoli. “Le persone assaggiano il prodotto IGP e tornano ad acquistarlo. Un processo ottenuto grazie alla costanza di qualità che è fondamentale ed è un aspetto su cui stiamo lavorando molto – spiega il presidente del consorzio, che fa parte anche del progetto La Grande Bellezza Italiana. “Il marchio IGP fa da traino ed è una garanzia per chi acquista le 22 varietà che si susseguono durante la stagione commerciale. I riscontri che stiamo ottenendo ci stanno dando ragione. Non a caso alle due catene distributive iniziali (Rossetto e Migross, ndr) se ne sono aggiunte altre due. Crescono anche i produttori che credono nel progetto, che ha una visione chiara, pulsante e coinvolgente. I soci sono coinvolti attivamente e questo fa la differenza. Non a caso quasi il totale delle ditte che producono le pesche certificate sono iscritte al consorzio. Il nostro è la strumento ideale per promuovere eccellenze come la Pesca di Verona IGP: possiamo parlare direttamente con il mercato e affiancarci direttamente con le istituzioni. Partecipiamo attivamente ai bandi regionali indirizzando gli investimenti. Il territorio veronese ha dimostrato di crederci e tornare ad investire su un prodotto che era entrato in un vortice negativo”.

Le pesche e nettarine del Veneto nel corso degli anni infatti hanno perso il 73% degli ettari (l’Emilia Romagna è al 70%). “La Sharka nei decenni scorsi ha martoriato il comparto ed oggi è stata superata con l’utilizzo di concimazioni sostenibili che hanno rigenerato la sostanza organica. Ora c’è la voglia di ripartire. Abbiamo diversi reimpianti già partiti. Un produttore da solo ha messo a dimora cinque ettari. Sono segnali incoraggianti che testimoniano come siamo nella direzione giusta per valorizzare un prodotto e nel contempo un intero territorio vocato che rischiava di perdere una delle sue eccellenze ortofrutticole”.

Emanuele Zanini

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