Luci e ombre sull’ortofrutta tricolore, tra temi caldi che preoccupano il settore e spiragli di luce in fondo al tunnel che arrivano dall’Europa. Stefano Pezzo e Marco Salvi (nella foto, a sinistra e destra), rispettivamente presidente regionale veneto e nazionale di Fruitimprese, in occasione dell’assemblea di Fruitimprese Veneto di che si è tenuta ieri pomeriggio nel Veronese, hanno fatto il punto della situazione del comparto ortofrutticolo affrontando le sfide che il mondo dell’ortofrutta sta affrontando, non senza ansia e preoccupazione.
Lo scenario descritto da Pezzo non è di certo dei più promettenti, tra cambiamenti climatici, riduzione degli agrofarmaci e mancanza di manodopera. “Se continuiamo di questo passo produrre molti prodotti ortofrutticoli diventerà insostenibile”, ha sottolineato il presidente di Fruitimprese Veneto, ricordando la drastica riduzione degli agrofarmaci: in Italia sono circa 300 le sostanze attive approvate, che rappresentano il 75% in meno rispetto alle oltre mille disponibili trent’anni fa. “E ce ne sono altri trenta a rischio”. Tutto questo in un quadro che, tuttavia, dice come in Italia il 99,5% dei prodotti sono a norma e il 65,6% è senza residui.
A questo si aggiunge la perdita di oltre un milione di tonnellate di prodotto, con il calo da 6 a quasi 5 milioni di tons. “La speranza è nella TEA, Tecniche di evoluzione assistita, che fanno ben sperare in un miglioramento della produttività”.
Salvi: “Politiche europee da rivedere. Speriamo nelle novità del commissario Hansen”
Salvi si è concentrato sulle politiche europee e sul Green Deal, “che va ripensato per quanto riguarda le modalità di applicazione, anche perché, tra l’altro, non vengono offerte soluzioni alternative con le filiere che vengono messe a rischio”. Il presidente di Fruitimprese tuttavia spera nelle novità introdotte dal nuovo commissario UE Hansen che possa creare condizioni più positive. Il riferimento è proprio nell‘offrire alternative concrete ai principi attivi messi fuori norma e assicurare la reciprocità di trattamento per non favorire i Paesi terzi extra UE.
“L’EFSA ogni anno certifica che i prodotti italiani sono i più sani: oltre il 99,3% per cento è a norma di legge e oltre il 60% è a residuo zero”, ha concluso Salvi, riferendosi alla salubrità dei prodotti Made in Italy. “Dobbiamo ripartire da questi elementi e comunicarli”. (e.z.)