"Deludente l’accordo firmato a Parma tra le industrie aderenti a Confapi e le OP ortofrutticole del Nord Italia, per il pomodoro trasformato. Il prezzo di riferimento (8,5 centesimi per chilo) è inferiore a quello dello scorso anno. Non solo: sono stati modificati i parametri merceologici e qualitativi, con penalizzazioni, anche per scostamenti minimi dai valori di riferimento".
"In questo modo è alto il rischio di prezzi effettivi al di sotto dei costi di produzione". E’ quanto sottolinea la Cia, Confederazione italiana agricoltori. I termini di questo accordo – afferma la Cia – sono la manifestazione delle forti difficoltà del settore, con il calo della domanda e la presenza di forti giacenze.
Le altre industrie del Nord, inoltre, quelle aderenti ad Aiipa, fanno proposte ancora peggiori di quelle di Confapi, e per il Sud – rileva la Cia – si tarda ad avviare trattative, anche perché molte industrie non hanno ancora saldato le spettanze agli agricoltori per il raccolto dello scorso anno (mancati pagamenti per 25/30 milioni di euro). A farne le spese sono sempre soprattutto gli agricoltori.
Questa situazione – aggiunge la Cia – è la dimostrazione di quanto affermato da tempo dalla confederazione: la frammentazione del settore, senza un inquadramento interprofessionale nazionale, fondato su una quantificazione certa del prodotto, non giova a nessuno. Quest’anno è evidente a molti che occorre un contenimento della superficie investita a pomodoro, ma sarebbe anche opportuno in sede interprofessionale – rimarca la Cia – definire strategie di qualità e di marketing per esplorare nuovi mercati e regole comuni per ridurre i costi e le inefficienze della filiera. Solo con questo quadro programmatico generale si possono, dopo, definire accordi sui prezzi, che ripaghino equamente tutte le componenti produttive della filiera, a partire dagli agricoltori.
E’ tardi, le semine incalzano, ma qualcosa – sostiene la Cia – si può ancora fare per recuperare parte del tempo perduto, almeno per una programmazione delle superfici da investire, che va operata a livello nazionale come, peraltro, sempre fatto prima della contrattazione di campagna, svolta nei due bacini produttivi del Nord e Sud Italia.
Ma più in generale, soprattutto in settori come questo, dove siamo leader mondiali, non possiamo continuare con politiche di piccolo cabotaggio, alla ricerca di piccoli vantaggi di posizione. E’ necessario, invece, sviluppare – conclude la Cia – una visione strategica comune, basata sulla differenziazione del prodotto e la valorizzazione dell’immagine italiana di qualità, oltre alla ricerca della massima efficienza nelle transazioni e nella logistica.