“Il rafforzamento del ruolo dei produttori agricoli nella catena di distribuzione del valore, oltre che dalle attività di contrasto all’odioso fenomeno delle pratiche commerciali sleali, passa necessariamente dalla sempre più decisa promozione dei contratti di filiera”.
Lo ha sottolineato la Copagri intervenendo in audizione davanti alla Commissione Politiche UE della Camera nell’ambito dell’esame di due proposte di regolamento UE in materia di pratiche commerciali sleali nei rapporti tra imprese nella filiera agricola e alimentare e per il rafforzamento della posizione degli agricoltori nella filiera alimentare.
“Proprio i contratti di filiera – ha rimarcato la Copagri – da intendersi quali leve per assicurare la collaborazione e l’integrazione tra i diversi soggetti della filiera, garantendo conseguentemente delle migliori relazioni di mercato, rappresentano uno strumento fondamentale per lo sviluppo di produzioni 100% italiane, capaci di dare opportunità di lavoro e promuovere la crescita del Made in Italy agroalimentare”.
“Contestualmente, è necessario continuare a promuovere l’aggregazione tra i produttori, incentivando quindi la creazione di OP e andando a contrastare l’eccessiva frammentazione del tessuto produttivo agricolo del Paese”, ha osservato la Confederazione, ribadendo la fondamentale importanza di “garantire il rispetto dei costi medi di produzione, questione dirimente per assicurare una equa remunerazione”.
“A tal proposito, pur apprezzando lo spirito alla base delle due proposte di regolamento UE, restano numerosi elementi da chiarire per scongiurare il rischio che le positive disposizioni in esse previste, miranti a rafforzare il contrasto alle pratiche sleali e ad accrescere la trasparenza e la fiducia nei consumatori, si traducano in ulteriori adempimenti a carico dei produttori o in meri esercizi di stile”, ha proseguito la Copagri.
“Quella delle pratiche sleali è un fenomeno ancora particolarmente diffuso, tanto che, secondo recenti dati dell’Esecutivo UE, nell’ultimo anno sono state avviate oltre 1.500 indagini per presunte violazioni nel settore agroalimentare, che in quasi un caso su cinque hanno portato all’accertamento di una violazione sanzionata con una multa”, ha fatto notare la Confederazione, spiegando che “le pratiche maggiormente riscontrate sono state il ritardo nei pagamenti per i prodotti deperibili (50%) e non deperibili (13%)”.